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di Federico Fubini


Corriere della Sera, 15 settembre 2019

 

Uno studio evidenzia tre fattori - avversione ai vaccini, forti diseguaglianze e percezione di precarietà - che in Italia sono chiaramente correlati all'odio digitale. Anche l'odio ha una sua geografia e forse non è mai stato necessario come oggi tentarne una mappa. In un campione di 14 importanti Paesi europei il numero di reati di razzismo e xenofobia registrato dalle polizie è raddoppiato, dal 2013 al 2016, a oltre ottantamila casi.

In Italia sono più che triplicati, fino a mezzo migliaio di episodi l'anno. Ma Alessandra Faggian e Daria Denti, due economiste del Gran Sasso Science Institute, mettono in guardia dalle semplificazioni: le manifestazioni di odio nel mondo reale e quelle in rete - le aggressioni sui social network - geograficamente non combaciano e sarebbe un errore pensare che le seconde inneschino le prime. Faggian e Denti si concentrano soprattutto sulla rete e, lavorando su una banca dati di 75 mila tweet di odio con geolocalizzazione ("The Italian Hate Map", composta dalla Statale di Milano, la Sapienza e l'Università di Bari) studiano una serie di correlazioni. Perché l'odio digitale in Italia ha una sua geografia economica, culturale e psicologica, se lo si studia su ogni "mercato locale del lavoro" (cioè per gruppi di comuni adiacenti).

Prima conclusione: le aggressioni via Twitter arrivano con più frequenza da zone No vax; per la precisione, da dove è più bassa la copertura vaccinale al morbillo e alla difterite. Ma è la seconda conclusione che dà più da pensare: l'odio su Twitter tende a essere più intenso in aree d'Italia con maggiori diseguaglianze di reddito e con livelli più elevati di insicurezza occupazionale (definita come quota di persone che temono di perdere il posto entro sei mesi).

Questi tre fattori - avversione ai vaccini, forti diseguaglianze e percezione di precarietà - in Italia sono i soli chiaramente correlati all'odio digitale. Nessun altro sembra esserlo. Se ne parlerà al Gran Sasso Institute all'Aquila da domani a mercoledì in un convegno sui territori "lasciati indietro" e sulle loro reazioni politiche.