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di Fiorenza Sarzanini


Corriere della Sera, 15 settembre 2019

 

Il testo del patto a 4 arriverà al vertice dei ministri dell'Interno Ue il prossimo 23 settembre a Malta. Contrari i Paesi del Gruppo di Visegrad; la ritrosia di Vienna e nel Nord Europa. Dieci giorni di tempo per un'intesa che renda automatica la distribuzione dei migranti. Su questo lavora l'Italia in vista della riunione con i ministri dell'Interno dell'Unione europea che si svolgerà a La Valletta il 23 settembre.

Sarà la prima uscita ad un vertice internazionale della titolare del Viminale Luciana Lamorgese, ma sarà soprattutto il banco di prova per quell'accordo sul quale si stanno già impegnando anche i governi di Germania, Francia e Malta.

L'obiettivo è dichiarato: fissare quote di accoglienza per ogni Stato, chi non accetta otterrà meno soldi. Una linea rilanciata ieri dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli che ha parlato esplicitamente di "risorse condizionate alla solidarietà". Con una clausola ulteriore: i trasferimenti dovranno essere effettivi e soprattutto immediati. Dunque subito dopo l'identificazione effettuata nel porto di sbarco, gli stranieri saranno portati nei luoghi di destinazione.

La Libia e le partenze - Secondo le ultime analisi dell'intelligence gli stranieri che in Libia attendono di imbarcarsi potrebbero essere tra i 5.000 e gli 8.000. Gli accordi di cooperazione con le autorità locali rimangono fragili e comunque subordinati all'entità degli aiuti che il nostro Paese è disponibile a concedere.

Ma in ogni caso nulla potrà convincere i migranti a non tentare di percorrere la strada verso l'Europa e proprio questa consapevolezza rende urgente interventi in modo da gestire il fenomeno senza affidarsi esclusivamente alle Ong e così limitando il rischio di naufragi. Durante l'incontro della scorsa settimana con la presidente Ursula von der Leyen, il premier Giuseppe Conte ha chiesto che sia la Commissione a trattare con i Paesi di provenienza dei migranti sia per la regolazione dei flussi in arrivo, sia per i rimpatri assistiti.

Il 25 per cento - La percentuale non è ancora fissata e dipenderà dal numero di Stati che - su base volontaria - accetteranno di partecipare in maniera sistematica alla distribuzione dei profughi. Vuol dire che quando una nave chiede il permesso di sbarco in un porto europeo, quindi Italia o Malta, non dovrà esserci una trattativa per cercare Paesi disponibili all'accoglienza, ma il trasferimento diventerà automatico sulla base delle quote fissate nell'ambito dell'accordo.

Per la Ocean Viking Berlino e Parigi si sono detti disponibili a prendere fino al 25 per cento di stranieri - 20 persone ciascuno contando chi rimane e l'impegno dell'Irlanda - ma è evidente come questa cifra potrà scendere se sarà più ampia la platea di Stati che accetteranno di entrare nel "sistema". E proprio di questo si dovrà discutere a La Valletta dove però - è la strategia già condivisa con alcuni governi - si arriverà con un testo predisposto dai cosiddetti "volenterosi". Una "base comune" che Conte esaminerà mercoledì con Emmanuel Macron, quando il presidente francese arriverà a Roma per una visita ufficiale che prevede anche un colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella, e Lamorgese affronterà con il collega tedesco Horst Seehofer.

Premi e sanzioni - Nessuno si illude riguardo a una condivisione al patto dei 28 Stati membri, soprattutto tenendo conto dell'ostilità del Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria), ma anche della ritrosia di altri governi del nord così come dell'Austria. Ecco perché l'accordo prevedrà agevolazioni per chi entra e sanzioni per chi invece decide di rimanere fuori.

Tutti i tentativi fatti in passato di imporre l'accoglienza dei profughi - anche quando c'è stata l'emergenza determinata da migliaia di arrivi e naufragi con centinaia di morti - sono falliti. Adesso si procederà su base volontaria, ma chi non partecipa pagherà le conseguenze in termini economici perché, come ha evidenziato Sassoli ieri, "è bello farsi autostrade e metropolitane con i soldi europei, ma non lo è invece non dare questi soldi. Perciò inseriamo dei meccanismi, rendiamo il bilancio più forte ma con delle condizioni sulla solidarietà".