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di Sandro Di Matteo


La Stampa, 2 agosto 2019

 

Il deputato Pd sconfessato anche da Zingaretti. Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, è andato in carcere per verificare le condizioni dei due ragazzi arrestati per l'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Non è la prima volta che va a controllare le condizioni di vita dei detenuti. Ma stavolta Matteo Salvini ha rilanciato su twitter la notizia e subito è partita la tempesta di insulti.

 

Scalfarotto, se lo aspettava immagino...

"Sì, ma voglio far notare che l'articolo della Stampa che raccontava della mia ispezione è stato pubblicato la mattina e la reazione si è scatenata intorno alle 22. Tutto è cominciato quando il ministro Salvini ha deciso di trasformarmi in target. Durante tutta la giornata c'erano stati 22 commenti sulla mia pagina Facebook, poi in due ore sono diventati oltre tremila, e immagini i toni".

 

Vuol dire che è Salvini ad alimentare l'odio?

"Certamente. È un tentativo di intimidazione, ma non funziona. Sono convinto della doverosità del mio gesto, nonostante la tempesta perfetta messa su. La mia ispezione era una verifica della tenuta dello stato democratico: abbiamo già accettato che le persone possano affogare in mare, che possano stare sul ponte di una nave senza assistenza. Per fortuna posso dire che la polizia penitenziaria sta gestendo la situazione con grande professionalità".

 

Ma se è così facile scatenare la tempesta perfetta vuol dire che c'è un terreno fertile. Molti si chiedono: perché preoccuparsi di chi ha confessato un omicidio e non andare invece dalla famiglia della vittima?

"In questi casi la politica fa molto presenzialismo. Io per carattere penso che un silenzio dignitoso abbia più senso. A rendere omaggio a Cerciello Rega sono andati tanti miei compagni di partito. Il partito era presente. E io col partito. Ma nessuno è andato in carcere, se Zingaretti fosse andato in carcere io non sarei andato. Dopodiché, se avrò la possibilità di incontrare la famiglia di Cerciello Rega lo farò con una commozione profondissima, e spero possa succedere. Ma il collegamento è sbagliato: in uno Stato di diritto è doverosa la solidarietà per la vittima, ma lo Stato deve anche rispettare chi ha commesso il crimine più efferato".

 

Come ha visto, contro di lei c'è anche il fuoco amico: Calenda parla di "stupidità", Zingaretti di "iniziativa personale". Ha parlato con il leader Pd?

"No, non ho parlato né con Zingaretti né con Calenda. Il mio auspicio è che il mio partito non subordini mai la tutela dello stato democratico a valutazioni di opportunità politica. Questa è una posizione dalla quale non mi muovo. Non si può mettere in secondo piano neanche per un secondo la tutela dello stato di diritto. Una volta che lo accetti non torni più indietro. E mi sembra che per il partito il problema non è tanto l'ispezione in sé, ma la reazione che c'è stata".

 

Sta dicendo che il Pd la critica per paura di perdere consenso?

"Probabilmente sì, ma non credo sia la strategia giusta. Si torna al governo rimanendo sé stessi, difendendo i nostri valori, non scimmiottando la cultura dominante".

 

Per il suo collega di partito Fiano, bisogna tenere conto dei "sentimenti" dell'opinione pubblica...

"La politica non può solo accodarsi al sentimento popolare, ha la responsabilità di testimoniare valori anche se minoritari. Ci sono stati fasi nella storia nelle quali si sono affermate vere e proprie barbarie perché lo voleva il popolo. Il ministro dell'interno anziché assicurare l'incolumità dei detenuti, come è doveroso, incita la vendetta. Bisogna prendere una posizione netta".