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di Fabio Albanese


La Stampa, 2 agosto 2019

 

La Alan Kurdi a Lampedusa con 40 profughi, 52 soccorsi dalla Open Arms a largo della Libia. Il ministro dell'Interno: "Berlino ci chiede di farli sbarcare per prenderne 30 della Gregoretti". Migranti a bordo della nave Alan Kurdi dell'Ong Sea-Eye. Da ieri l'imbarcazione è a poche miglia da Lampedusa.

Il nuovo braccio di ferro sui migranti questa volta ha la stazza della "Alan Kurdi", la nave della Ong di Ratisbona "Sea-Eye" che mercoledì al largo della Libia ha salvato un gruppo di 40 migranti, in acque internazionali ma ritenute zona Sar libica, che dall'altra notte si trova 20 miglia a sud est di Lampedusa, fuori dalle acque italiane. Stavolta la contesa è tra il ministro dell'Interno Salvini e la Germania, prima ancora che con la Ong.

Salvini parla di "ricatto" di Berlino per una sorta di scambio tra i 40 migranti della "Alan Kurdi" e i 30 della "Gregoretti" che la Germania si è impegnata a ricollocare: "Ora mi sono rotto le palle", ha anche detto bruscamente Salvini. E la contesa potrebbe allargarsi visto che nel tardo pomeriggio di ieri la "Open Arms", da pochi giorni tornata davanti alla Libia, ha recuperato altri 52 migranti che ora dovranno avere un "porto sicuro".

La "Alan Kurdi", anch'essa appena arrivata in zona Sar, aveva trovato i migranti su un gommone alla deriva alle prime luci dell'alba di mercoledì, e gli aveva mandato incontro un "Rhib", una delle imbarcazioni veloci di soccorso, con un team. I 40 erano in mare da un paio di giorni: appena a bordo della "Alan Kurdi" - tra loro ci sono due donne, una delle quali incinta, e tre bimbi - sono stati rifocillati; chi aveva bisogno di assistenza medica è stato curato. Quindi, è partita la trafila per la richiesta di un "Pos", un porto sicuro in cui sbarcare, alle autorità di diversi Paesi tra cui l'Italia. Erano le stesse ore in cui ad Augusta, in Sicilia, si sbloccava la situazione della nave della Guardia costiera "Gregoretti" e sbarcavano finalmente i 116 migranti rimasti a bordo per quasi una settimana, dopo l'accordo per il ricollocamento con 5 Paesi Ue e la Cei.

Salvini aveva avvertito: "In Italia non entrano". E subito la comunicazione era stata data via radio alla nave della Ong tedesca; ieri poi l'ordine scritto di divieto di ingresso nelle acque italiane, firmato dallo stesso Salvini ma anche dai ministro della Difesa Trenta e delle Infrastrutture Toninelli, è stato consegnato al comandante della "Alan Kurdi" direttamente dai militari di una motovedetta della Guardia di finanza partita da Lampedusa. La "solita" situazione di stallo, insomma.

Se non fosse che in tarda mattinata i toni si sono improvvisamente inaspriti e a un certo punto il vice premier leghista ha parlato di una situazione "squallida e disgustosa": "Dal governo tedesco sono arrivati segnali pessimi - ha detto Salvini. Mi hanno girato una email della Commissione europea in cui c'è un ricatto da parte del governo tedesco, che si era impegnato a prendere 30 immigrati della Gregoretti, in cui dicono che li prendono se facciamo sbarcare i 40 della Alan Kurdi". Aggiungendo: "Governo tedesco e ong tedesche avvisati, mezzo salvati. Se la nave si avvicina all'Italia viene requisita e ne prenderemo il controllo. Mi sono rotto le palle".

Da bordo della "Alan Kurdi" si evita di alimentare polemiche. Gordon Isler, che di Sea-Eye è il capo, puntualizza: "Non è nostro compito entrare in conflitto con il governo italiano". E spiega che la nave resterà fuori dalle acque territoriali italiane ma pure che è stata rifiutata l'offerta della Guardia costiera libica di dirigersi verso Tripoli "perché questo avrebbe costituito violazione del diritto internazionale".

La "Open Arms", della omonima Ong spagnola, ha salvato i 52 migranti - 34 uomini, 16 donne e due bambini - ieri pomeriggio mentre erano alla deriva su un gommone: "Stavano affondando, l'acqua stava entrando nel gommone, ma siamo arrivati in tempo - ha twittato Oscar Camps, fondatore della Ong -. Ora abbiamo bisogno di un porto sicuro".

Ieri il governo di Tripoli ha ordinato la chiusura immediata di 3 "detention center", a Tajoura (dove il 3 luglio c'era stato un raid aereo con 53 morti), Al-Khoms e Misurata; le persone che vi erano rinchiuse potrebbero tentare ora la traversata, spinti anche dai trafficanti. Nell'hotspot di Pozzallo, la polizia di Ragusa ha arrestato due delle persone che erano su nave "Gregoretti": sono i presunti scafisti di una delle imbarcazioni soccorse, un senegalese di 19 anni e un gambiano di 20, riconosciuti dagli altri migranti.