sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

Redattore Sociale, 18 luglio 2019

 

La storia di Dulo Embaló dice molto su chi decide di ritornare nel proprio Paese: 28 anni, partito con la speranza di raggiungere l'Italia, alla fine Dulo è tornato in Guinea Bissau ascoltando le promesse dell'Oim. Che però, dopo 2 anni, non ha ancora mantenuto l'impegno. La storia di Dulo Embaló dice molto su chi lascia il proprio paese africano e dopo vari, disperati, tentavi decide di ritornare. Ventotto anni d'età, partito con la speranza di raggiungere l'Italia, alla fine Dulo è tornato in Guinea Bissau ascoltando le promesse dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Che però, a distanza di due anni, non ha ancora mantenuto l'impegno.

Impossibile viaggiare "in regola". Il giovane decise di viaggiare con tutti i documenti necessari, ma questo sogno naufragò presto: dopo aver pagato tra carta d'identità, passaporto e "compensi" a funzionari vari un totale di 130 euro, si scontrò con la realtà: per ottenere il visto, rilasciato di rado, avrebbe dovuto pagare una mazzetta sui 1.500 euro. Una situazione strettamente legata alle regole dei paesi Ue, che hanno chiuso sempre più le maglie degli ingressi. E così Dulo si rassegnò a partire come tutti.

Il viaggio. La rotta seguita dal giovane, come da tutti quelli che partono dalla Guinea-Bissau, prevedeva il passaggio di Senegal, Mali, Burkina-Faso, Niger e Libia. Un viaggio che, nel suo caso, durò un mese. "Capita spesso che ti perquisiscano e ti rubino tutto, che siano i trafficanti o la polizia non importa", dice. Dulo ricorda bene il viaggio nel deserto, durato sei giorni. "Eravamo più di 30 persone stipate nel retro del pick up, durante il viaggio qualcuno è caduto, ma la macchina non si è fermata: sono rimasti lì, in mezzo al nulla, a morire".

Inferno Libia. Giunto in Libia, il giovane lavorò come fabbro per racimolare i soldi necessari a partire. Ma in tre occasioni fu fermato dalla guardia costiera libica. "Sono stato rinchiuso nei centri di detenzione: due volte sono riuscito a scappare, un'altra volta ho dovuto corrompere le guardie pagando perché mi facessero uscire. Poi, disperato, mi sono spostato in Algeria, ma anche lì mi hanno arrestato e trasferito in Niger".

Il rientro. Alla fine Dulo si rassegnò e accettò la proposta di rientro volontario assistito dell'Oim. "Il fatto che i ritorni volontari siano cresciuti non significa che i flussi migratori siano in aumento, tutt'altro. Questa tendenza è indicativa invece di una linea politica dei governi europei. Il messaggio che viene mandato è semplice: l'accoglienza è finita, è il momento di rimandare le persone a casa", dice Laura Amadori, responsabile Oim in Guinea-Bissau.

Le promesse dell'Oim. L'organizzazione dà circa 100 euro a chi decide di rientrare, oltre a supporto legale, assistenza medica e psicosociale. Poi dovrebbe cominciare il programma di reintegrazione, con aiuti per piccole attività imprenditoriale. "La fase di avviamento delle start-up dovrebbe partire entro due mesi dal rimpatrio, ma i ritardi si stanno accumulando", ammette Amadori. E così su 520 rientri assistiti da maggio 2017 a oggi, appena 135 hanno avviato uno di questi progetti. Mentre gli altri, tra cui Dulo, sono ancora in attesa.