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di Leonardo Martinelli

 

La Stampa, 18 luglio 2019

 

 

 

Nel pieno della crisi con la Ue, un'inglese e una francese nelle mani di Teheran: sono spie. Due donne con la doppia nazionalità, europea e iraniana, in manette nel pieno delle tensioni tra Teheran e Occidente. Nelle cancellerie europee circola il sospetto che non sia una coincidenza. Nelle mani degli Ayatollah ci sono l'anglo-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe, 40 anni, e la franco-iraniana Fariba Abdelkhah, che ne ha sessanta.

La prima, in realtà, venne arrestata già il 3 aprile 2016. Project manager presso la Thomson Reuters Foundation, Ong finanziata dall'agenzia di stampa, era venuta a Teheran per visitare la sua famiglia, accompagnata dalla figlia Gabriella, che aveva allora 22 mesi. Arrestata all'aeroporto, mentre stava ritornando a Londra, dove viveva, è stata condannata nel frattempo a cinque anni di prigione per spionaggio. La piccola vive con i nonni materni, nell'impossibilità di raggiungere il padre e marito della donna, Richard Ratcliffe.

Ebbene, ieri è venuto fuori che Nazanin è stata appena trasferita dalla prigione di Evin, nel nord di Teheran, al reparto psichiatrico dell'ospedale Imam Khomeini. È stata lì accompagnata da un gruppo di temibili Guardie della rivoluzione, la milizia dalla matrice fortemente ideologica, che sempre si era opposta all'accordo sul nucleare e sembrerebbe ora rafforzata dalle nuove tensioni internazionali.

Il sospetto della famiglia è che si voglia costringere Zaghari-Ratcliffe, con le buone o con le cattive, a confessare il tradimento del suo Paese d'origine, che mai ha voluto ammettere. La scorsa settimana Londra aveva reso noto che la marina iraniana ha tentato di "impedire il passaggio" attraverso lo stretto di Hormuz di una petroliera britannica, rendendo necessario l'intervento della Hms Montrose, fregata della Royal Navy, presente in zona.

Intanto martedì è emersa un'altra novità a Teheran. Nella stessa prigione di Evin, dove era incarcerata Nazanin, si trova anche una franco-iraniana, Fariba Abdelkhah, antropologa e ricercatrice del Ceri, il Centro di ricerche internazionali di Sciences-Po a Parigi. Esperta di sciismo duodecimano, trascorre abitualmente lunghi periodi in Iran. Ma dallo scorso 5 giugno se ne erano perse le tracce. Anche lei è accusata di spionaggio.

La donna è molto apprezzata nell'ambito degli studi sull'Iran in Europa. Jean-Frangois Bayart, ex direttore del Ceri, ha ricordato che Abdelkhah "aveva sempre rifiutato di condannare il regime della Repubblica islamica e questo le è costato talvolta di non essere capita dalla diaspora iraniana in Francia". Proprio la scorsa settimana Emmanuel Macron aveva inviato a Teheran un suo emissario, per sondare il presidente Hassan Rohani. Ma i giochi politici sembrano ormai svolgersi su un altro piano.