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sicurezzainternazionale.luiss.it, 18 luglio 2019

 

Il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha espresso la propria preoccupazione per le condizioni delle prigioni egiziane, ed ha affermato che Washington continuerà a collaborare con le autorità egiziane in tale ambito. Tale questione fa riferimento alla risposta del segretario di Stato americano al Gruppo di Lavoro sull'Egitto, ovvero un gruppo di esperti di politica internazionale costituito nel 2010. Questo aveva sottolineato, in una lettera datata 20 giugno 2019, che la morte dell'ex presidente egiziano Mohammad Morsi, del 17 giugno scorso, avrebbe dovuto rappresentare una scintilla in grado di richiamare l'attenzione a livello internazionale sulla condizione dei prigionieri detenuti nelle carceri egiziane, i quali vivono in condizioni rischiose e dovrebbero essere salvati.

Da parte sua, Mike Pompeo, ha condiviso lo stato di preoccupazione del Gruppo di Lavoro ed ha espresso la propria opposizione verso ogni forma di arresto arbitrario o maltrattamento contro qualsiasi persona, a prescindere dalla nazionalità o dalle accuse riportate. Pertanto, il segretario di Stato ha affermato di aver discusso la questione nell'ambito degli incontri sui rapporti annuali sulla situazione delle prigioni e sul rispetto dei diritti umani ed ha altresì sottolineato che continuerà a lavorare con le autorità egiziane dei più alti livelli in tal senso.

Il Gruppo di Lavoro sull'Egitto ha parlato, nella propria lettera, di condizioni terribili per i prigionieri detenuti in Egitto. La lista comprende violazioni dei diritti fondamentali, uso sistematico della scomparsa forzata, isolamento, mancata assistenza medica, detenzione arbitraria, processo ingiustificato, torture, abusi sessuali. Le autorità avrebbero altresì cacciato fuori i detenuti, uccidendoli a sangue freddo, e mostrando la loro uccisione come se si trattasse di raid contro cellule terroristiche. Questo è stato il destino di più di 450 uomini egiziani dal 2015, come sottolineato altresì da un rapporto di Reuters.

Di fronte a tale scenario e considerato che vi sono diversi cittadini americani detenuti in Egitto, gli Stati Uniti sono stati invitati a prendere in esame la questione e a supportare alcune mosse significative. In particolare, alcune organizzazioni egiziane per i diritti umani hanno richiesto l'accesso da parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa alle prigioni e di formulare rapporti e suggerimenti per migliorarne le condizioni. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha, invece, chiesto di avviare indagini indipendenti sulle circostanze relative alla morte di Morsi, incluse quelle riguardanti il periodo di detenzione. Tale invito è stato altresì assecondato da Human Rights Watch e Amnesty International.

Secondo quanto sottolineato, l'amministrazione americana attuale, con il presidente Donald Trump, sta svolgendo un ruolo rilevante nel sostenere le richieste dei manifestanti in Sudan e Algeria circa i propri diritti. Pertanto, anche le richieste da parte dei politici prigionieri in Egitto dovrebbero essere prese in considerazione da parte americana, visto altresì l'aiuto dimostrato per più di 40 anni.