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di Franco Brizzo

 

La Stampa, 6 giugno 2019

 

Nel mondo, oltre 9 persone su 10 vivono in luoghi con livelli di qualità dell'aria superiore ai limiti fissati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Una situazione che porta conseguenze drammatiche in termini di "costo" di vite umane, visto che 7 milioni di persone muoiono per problematiche riconducibili a questa condizione.

Tra le principali cause dell'inquinamento atmosferico dell'ambiente esterno (outdoor) sono stati individuati i trasporti, le attività agricole, il consumo energetico degli edifici, l'industria, la produzione di energia elettrica. In questo quadro, proprio la produzione agricola gioca un ruolo cruciale, visto che genera ben il 24% delle emissioni di gas serra globali (più dell'industria, 21%, e dei trasporti, 14%). Inquinamento atmosferico che, inoltre, incide anche sul sistema alimentare contribuendo all'insicurezza alimentare (impattando negativamente sulla disponibilità di materie prime). È questa, in sintesi, la fotografia di un Pianeta che sta letteralmente bruciando, scattata dalla Fondazione Barilla in vista della Giornata Mondiale dell'Ambiente (5 giugno), che quest'anno sarà dedicata proprio al tema dell'inquinamento dell'aria.

La Commissione Economica Europea delle Nazioni Unite (Unece) conferma una relazione biunivoca tra la produzione alimentare e l'inquinamento atmosferico: da una parte, infatti, contribuisce significativamente all'inquinamento, dall'altra ne subisce gli effetti. La produzione agricola, la trasformazione e la distribuzione, generano notevoli inquinanti atmosferici, soprattutto gas serra, NH3 e particolato. L'agricoltura si conferma il principale settore responsabile dell'inquinamento da ammoniaca e delle emissioni di altri composti azotati. L'inquinamento atmosferico - oltre a impattare negativamente sulla disponibilità di materie prime - produce danni anche a livello di approvvigionamento alimentare, nella trasformazione e nella distribuzione. Ma allo stesso tempo le emissioni dei cosiddetti "precursori dell'ozono" - come gli ossidi di azoto e i composti organici volatili - minano la sicurezza alimentale globale perché, penetrando la struttura della pianta, ne compromettono la sua capacità di sviluppo. Infatti, è stato stimato che queste emissioni causano perdite complessive nei raccolti di soia, frumento e mais nell'ordine rispettivamente del 6-16%, del 7-12% e del 3-5%5.

"L'inquinamento atmosferico preoccupa perché strettamente correlato anche ai cambiamenti climatici, una minaccia per la salute globale e per il sistema alimentare (causando ondate di calore torrido e inquinamento atmosferico, malattie infettive e malnutrizione), oltre che per l'agricoltura, visto che riducono la quantità e la qualità delle forniture alimentari. Studi ci mostrano che senza misure efficaci di mitigazione dei cambiamenti climatici, ogni aumento di un grado Celsius della temperatura media del pianeta ridurrà in media la resa globale di grano, riso, mais e soia rispettivamente del 6%, del 3,2%, del 7,4% e del 3,1% oltre a portare a una possibile riduzione di elementi nutrizionali quali proteine, ferro e zinco nell'ordine del 3-17%. Le soluzioni passano sia sul piano industriale, spingendo verso un'agricoltura sempre più sostenibile, sia su quello del consumatore, chiamato a ripensare i propri modelli alimentari puntando sulle diete sostenibili, ossia in grado di far bene sia alla nostra salute che a quella del Pianeta", ha spiegato Anna Ruggerini, Direttore Operativo di Fondazione Barilla. I dati analizzati mostrano la centralità del cibo e la necessità di produrlo in modo sostenibile, anche per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs) posti dall'ONU con l'Agenda 2030. Con l'obiettivo di capire il livello di conoscenza degli SDGs e della centralità del cibo nel loro raggiungimento da parte di Millennials e "Generazione Z", Fondazione Barilla ha chiesto a Ipsos di realizzare una ricerca dal titolo "I giovani, gli SDGs e il cibo", che sarà presentata proprio il 5 giugno a Roma al Miur (Viale di Trastevere 76/A, sala Aldo Moro, a partire dalle 9,30), nell'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2019.

L'agricoltura gioca un ruolo cruciale rispetto all'inquinamento atmosferico, stime confermano che una riduzione del 50% delle emissioni in agricoltura potrebbero evitare oltre 200 mila morti all'anno in regioni e paesi come Europa, Russia, Turchia, Stati Uniti, Canada e Cina. Nell'Unione Europea, la mortalità causata dall'inquinamento atmosferico potrebbe essere ridotta del 18%, generando un beneficio economico annuo di 89 miliardi di dollari. Ecco perché serve puntare su un'agricoltura sostenibile.

Dal punto di vista del singolo individuo, invece, una soluzione semplice e sana è quella di adottare regimi alimentari sostenibili. Il modello della "Doppia Piramide Alimentare e Ambientale", ideata dalla Fondazione Barilla, consente di visualizzare rapidamente le scelte alimentari che hanno un'importanza fondamentale per la nostra salute e per quella dell'ambiente. La Piramide alimentare si basa sui principi della dieta mediterranea, che suggerisce un ampio consumo di ortaggi, frutta, frutta secca, cereali integrali, un consumo moderato di pesce e un consumo limitato di carne rossa e grassi saturi. La Piramide ambientale, invece, riclassifica gli alimenti in base al loro impatto ambientale relativo, producendo così una piramide rovesciata, in cui gli alimenti più dannosi per l'ambiente sono proprio quelli che dovremmo consumare con più moderazione, mentre quelli più salutari per noi presentano effettivamente minori impatti ambientali, dimostrando così che i cibi buoni per la nostra salute sono anche "buoni" per la salute del Pianeta.