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di Roberta Scorranese

 

Corriere della Sera, 28 maggio 2019

 

Tra scelte difficili e amori sbagliati. Dario e gli altri: il riscatto in una macchina fotografica. "Ecco il mondo visto da chi non ha una casa". Dario ha 45 anni, una famiglia borghese che vive in Argentina e una macchina fotografica. E se non ci fosse il dormitorio di viale Ortles, a Milano, non saprebbe dove trascorrere la notte: una serie di errori, un amore sbagliato, scelte difficili lo hanno trasformato in un senzatetto.

E i suoi, dall'altra parte del mondo, non sanno nulla: "Mi vergogno", confessa, "non voglio che scoprano come vivo, per loro sarebbe un colpo troppo duro".

Raccontare la città - Però gli resta la macchina fotografica, con la quale ha scoperto di saper leggere e raccontare la città. E così, da oggi, i suoi scatti sono in mostra in uno dei "salotti" culturali più importanti di Milano, le Gallerie d'Italia Piazza Scala, nella mostra 13 Storie dalla Strada. Fotografi senza fissa dimora.

Oltre a Dario, altri dodici homeless hanno fotografato la città, soprattutto le realtà difficili o quelle che affrontano un faticoso riscatto, in un progetto sostenuto da Fondazione Cariplo, da tempo in prima linea nell'aiuto nelle situazioni disagiate, e da Ri-Scatti Onlus, che promuove progetti di integrazione sociale attraverso la fotografia.

Le foto - "La mia casa è sempre stata tutta la città", racconta Dario, che è partito proprio dalla sua vertigine di "sradicato" per documentare i bambini del Parco Trotter, posto difficile: in un certo senso anche loro sono alla ricerca di radici più solide, che si riuniscono attorno a laboratori creati per loro, per farli giocare e per farli disegnare.

Scorrendo le immagini, affiora una Milano fatta di murali ghignanti dai muri della metro, di famiglie che provano a condividere il peso dei giorni in esperimenti di co-housing, di una palestra dove tirare di boxe vuol dire salvarsi dalla perdizione. Ma anche un laboratorio di restauro e un orto collettivo.

Sulla strada - C'è tanta strada, insomma, quella che Dario e gli altri vivono ogni giorno. Massimo, per esempio, ha 56 anni e tre figli. Si sveglia la sera al dormitorio e "non posso credere di essere davvero lì", racconta. Perché quasi tutti, prima, avevano vite che consideravano normali. Poi, il buio. Però il riscatto, per loro, arriva anche dalla macchina fotografica: il progetto della Onlus ha permesso loro di seguire dei corsi.

Molti non ce l'hanno fatta, gli altri sono nella mostra curata da Dalia Gallico. E per qualcuno le cose cominciano a girare: Dario ha da poco trovato un impiego notturno, Massimo si aggrappa a un piccolo contratto che spera si possa rinnovare. Tutti, però si augurano di vivere di fotografia. Impossibile? No, la strada sa sorprendere tutti.