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di Massimo Sideri

 

Corriere della Sera, 28 maggio 2019

 

Per l'Europa pur in ritardo sulla tecnologia rispetto a Usa e Cina, la possibilità di definire le regole del gioco della vita online rimane, comunque, un grande risultato. Sabato, prima del voto e delle analisi che in queste ore stanno tentando di decifrare politicamente i risultati delle urne, l'Europa a suo modo, con uno stile fin troppo sobrio, aveva già vinto: il 25 maggio è stato l'anniversario dell'entrata in vigore della Gdpr, il regolamento europeo sulla privacy dei dati.

Il 25 maggio del 2018 era esploso da poche settimane lo scandalo di Cambridge Analytica che aveva coinvolto Facebook. I due eventi erano stati così vicini che ancora oggi rimane il legittimo sospetto di una sorta di caso esploso ad orologeria per evitare conseguenze peggiori proprio con l'entrata in vigore della Gdpr che prevede sanzioni fino al 4 per cento del fatturato mondiale delle società. Di fatto, con quasi mezzo milione di cittadini coinvolti, abbiamo assistito al più grande test di difesa delle informazioni online dell'era moderna. E se un anno fa l'ingresso della regolamentazione era stato visto come un ulteriore obbligo burocratico oggi possiamo parlare di scuola europea. Come ha ricordato il garante Ue della privacy al Corriere pochi giorni fa, il magistrato Giovanni Buttarelli, anche gli Stati Uniti hanno iniziato a comprenderne l'importanza.

L'autoregolamentazione sta fallendo: le società online, spesso monopoliste, si comportano come nuovi leviatani onnivori che assorbono tutto, anche al di là delle singole volontà manageriali. E così anche campioni del liberismo come Mark Zuckerberg di Facebook e Tim Cook di Apple, quest'ultimo grazie all'intercessione dello stesso Buttarelli, hanno chiesto una Gdpr made in Usa. Per l'Europa spesso maltrattata dai sovranisti e dimenticata da tutti gli altri è una soddisfazione non solo morale: pur in ritardo sulla tecnologia rispetto a Usa e Cina, la possibilità di definire le regole del gioco della vita online rimane, comunque, un grande risultato. Tanto da lasciare intravedere un suo ruolo stabile nella geopolitica dell'innovazione.