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di Matteo Leoni

 

Il Tirreno, 18 maggio 2019

 

La vittima ha inalato gas da un fornello e la pratica sarebbe molto in uso tra i detenuti per sballarsi. Il pm ha disposto l'autopsia. Un detenuto è morto inalando gas dal fornello della sua cella nel carcere di Sollicciano, sembra per cercare di sballarsi.

È accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì, in una sezione della casa circondariale dedicata ai tossicodipendenti. Si tratta di Fabrizio Laperotine, 24 anni, empolese di origine africana. Ben conosciuto dalle forze dell'ordine locali, si trovava dietro le sbarre per furto. Era stato condannato in primo grado, e aveva fatto ricorso in appello.

Una morte assurda, causata da una pratica che purtroppo pare molto diffusa nelle carceri: inalare il gas dei fornelli sarebbe un'abitudine per i tossicodipendenti reclusi, come confermato anche dal garante regionale per i detenuti Franco Corleone. A dare allarme agli agenti di custodia è stato il compagno di cella, che a sua volta aveva inalato il gas ma senza accusare malori. Per il ventiquattrenne invece le cose sono andate diversamente. Si è accasciato a terra e per lui non c'è stato più nulla da fare.

Il pm di turno Leopoldo De Gregorio ha disposto l'autopsia. Per annusare il gas i compagni di cella avevano atteso la chiusura delle porte blindate del reparto, un momento in cui ci sono meno controlli, ed è più facile agire indisturbati. A Empoli, dove la notizia della morte di Laperotine ha suscitato cordoglio e dolore, il 24enne ci era nato e cresciuto. Presto sono arrivati piccoli problemi con la giustizia (soprattutto furti di biciclette), che alla fine lo hanno portato fino a Sollicciano, in una delle due sezioni dedicate ai tossicodipendenti. Luoghi dove la sera si combatte l'astinenza cercando di sballarsi con quello che c'è a disposizione: il gas dei fornelli.

Una vicenda che ha creato anche polemiche, su cui intervenuto il garante Corleone. La sua proposta è "dotare la struttura di piastre elettriche al posto dei fornelli. Una risposta alla popolazione carceraria composta per oltre il 50% da spacciatori e tossici".

Un secondo step Corleone lo individua nella riorganizzazione delle sezioni delle carceri. Mettere i tossicodipendenti tutti insieme, come avviene in tutti i penitenziari, non sarebbe una buona idea: "Nella cella dove è morto il detenuto tutti e due usavano gas per inebriarsi - precisa Corleone - e questo pone dei dubbi. Sarebbe più utile farle misurare con altre esperienze".