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Ansa, 3 gennaio 2011

 

Sette uomini condannati a morte per traffico di stupefacenti sono stati impiccati oggi in Iran, portando a 11 il numero delle esecuzioni capitali nel Paese dal primo gennaio. Le sette impiccagioni, riferisce l’agenzia Fars, sono avvenute nel carcere di Kermanshah, nell’ovest della Repubblica islamica. Il procuratore della città, Mojtaba Maleki, ha detto che i condannati erano stati trovati in possesso complessivamente di cinque chilogrammi di eroina e cento chili di crack.
Secondo notizie di stampa, sono state 179 le esecuzioni capitali nel 2010 in Iran, dove la pena di morte è prevista per numerosi reati, quali l’omicidio, la rapina a mano armata, il traffico di droga, lo spionaggio e la violenza sessuale. Ma può essere applicata, anche se raramente avviene, anche per i colpevoli di adulterio e di omosessualità.
È stato impiccato stamattina nel carcere di Zahedan Bahman Righi, familiare dell’ex leader della formazione armata Jundullah, Abdel - Malek Righi, lui stesso impiccato lo scorso giugno. Lo riferisce oggi il sito d’opposizione laica iraniana “Iran Press News”, spiegando che Bahman Righi era stato condannato a morte dal Tribunale della Rivoluzione di Zahedan perché riconosciuto colpevole di aver attentato alla sicurezza nazionale, organizzando attacchi terroristici, e di essere un Mohareb (nemico di Allah e dell’Islam). Nelle ultime 48 ore sono state impiccate circa 20 persone in Iran. Jundullah è una formazione armata di matrice islamico - sunnita, attiva soprattutto nella provincia del Balucistan iraniano, che da anni compie attività politiche clandestine contro la Repubblica islamica dell’Iran, rivendicando di rappresentare la voce dei sunniti iraniani. Nell’ultimo anno Jundullah ha organizzato diversi attentati terroristici in Iran, provocando la morte di decine di persone.