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di Silvia Barocci

 

Il Messaggero, 9 dicembre 2010

 

Per le sovraffollate carceri italiane sarà una boccata d’ossigeno che, seppure minima, potrà rivelarsi vitale per la tenuta di un sistema (69.155 detenuti contro 44.874 posti regolamentari) sull’orlo del collasso: il cosiddetto ddl “svuota-carceri”, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di lunedì, entrerà in vigore il prossimo 16 dicembre e consentirà a circa 5-6mila detenuti (su una platea di circa 9.600 possibili beneficiari) di scontare l’ultimo anno di pena in detenzione domiciliare.

Per Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), si tratta di una “misura saggia e di equilibrio” e che, soprattutto, “non comporterà una immissione in libertà tout court”. Insomma, è tutt’altra storia rispetto all’indulto. Innanzitutto il beneficio non è automatico ma sarà il magistrato di sorveglianza a decidere, caso per caso, se il detenuto ha i requisiti necessari (sono esclusi i condannati per reati gravi come terrorismo, criminalità organizzata, omicidio volontario etc., nonché i delinquenti professionali, abituali o per tendenza). Inoltre - fa notare Ionta - sono previsti “controlli di polizia” su chi sconterà ai domiciliari l’ultimo anno, e “pene severe (da uno a tre anni, ndr.), anche superiori a quelle previste per l’evasione dal carcere (da 6 mesi a un anno, ndr.)”. In previsione del varo del ddl, il Dap ha provveduto, la scorsa estate, a preparare i dossier di ciascuno dei 9.600 possibili beneficiari. Che, realisticamente, dovrebbero scendere a 5-6mila. Ora spetterà agli uffici dell’esecuzione penale esterna individuare l’effettività del domicilio dichiarato dal detenuto e il magistrato di sorveglianza ne valuterà l’idoneità. Così da escludere, per esempio, che un condannato per maltrattamenti sulla moglie possa scontare l’ultimo anno pena nella stessa abitazione. Il principale “nodo” da sciogliere sarà quello dei detenuti stranieri: ad accedere al beneficio potrebbero essere in teoria circa 4.500 sui 9.600 totali, ma più difficile sarà stabilire quale sia il loro domicilio. Su questo fronte si punta al coinvolgimento di enti locali, associazioni di volontariato o ecclesiastiche affinché mettano a disposizione strutture dove ospitare in detenzione domiciliare gli stranieri.
La critica mossa da Marco Travaglio al ddl “svuota-carceri” dalle pagine del “Fatto Quotidiano” non è piaciuta al sindacato penitenziario Osapp: per Leo Beneduci non è un “un indulto occulto” come l’ha definito il giornalista ma “una delle poche soluzioni praticabili nell’attuale e del tutto incerto momento politico”. E ciò anche per altri due motivi: gli studi hanno dimostrato che la recidiva diminuisce con i benefici penitenziari; ci sarà anche l’assunzione di circa 1.800 nuovi agenti penitenziari.