sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2010

 

“Mentre commentiamo stupiti ed attoniti l’incendio sviluppatosi nel penitenziario di Santiago del Cile, che ha portato alla perdita di circa 80 vite umane, il nostro preoccupato pensiero non può non andare alle disastrate condizioni del sistema carcere italiano perché per noi è ben chiaro che ciò che è successo in Cile può capitare, in ogni momento ed in ogni dove, anche nel nostro Paese. Con le stesse nefande conseguenze”.
I tragici fatti di cronaca che giungono dalla capitale cilena scuotono il Segretario Generale della Uilpa penitenziari, Eugenio Sarno, che rilancia l’allarme sulla scarsa sicurezza delle strutture penitenziarie italiane.
“Premetto che il nostro è , e vuole essere, un grido di allarme razionale e motivato, non un esercizio di inutile allarmismo. Per noi, che ben conosciamo la realtà penitenziaria italiana, è sin troppo facile pronosticare che simili tragedie possano verificarsi anche nella maggior parte delle carceri italiane. Noi della UIL, che abbiamo anche l’abitudine di visitare gli istituti penitenziari, non omettiamo mai di denunciare situazioni di rischio e pericolo derivanti dallo stoccaggio di materiali non ignifughi (vecchi materassi, coperte e lenzuola) in locali non adeguatamente attrezzati con impianti di rilevazione dei fumi o antincendio. Così come non è raro trovare archivi cartacei sistemati in luoghi improbabili senza alcuna strumentazione di controllo e di allarme. Evidentemente nemmeno la notte di fuoco alle Vallette di Torino (3 giugno 1989, 11 morti) è servita all’Amministrazione Penitenziaria per un adeguamento degli impianti e degli standard antincendio. Sempre più spesso -prosegue- siamo nelle condizioni di verificare negli istituti penitenziari la mancata o ritardata manutenzione degli estintori e l’inadeguatezza degli impianti di spegnimento con idranti, che in taluni casi sono fuorigioco per la mancanza di acqua. Questo significa che in caso di incendio, soprattutto in ore notturne, il pericolo di vere e proprie stragi è molto di più che una mera ipotesi di scuola. Tra l’altro la carenza di personale in tali ore non lascerebbe alcuna possibilità di salvare vite umane. Come sempre, il personale di fronte a situazioni del genere dovrà fare ricorso, esclusivamente, alle proprie capacità, al proprio intuito e alla propria esperienza, stante la quasi totale mancata redazione e comunicazione dei piani e delle modalità di evacuazione”.
E ancora: “In quasi tutti gli istituti, a prescindere dalle dimensioni, di notte un solo agente è preposto a due-tre sezioni e, quindi, potrebbe aprire le celle ( con una sola chiave) quando e se il caposervizio rende disponibili e porta sul posto le chiavi. Gli idranti non funzionerebbero per il blocco dei rifornimenti idrici disposti per il ricarico dei serbatoi; gli estintori potrebbero non funzionare per la mancata o ritardata manutenzione. Gli allarmi scatterebbero in ritardo perché i centralini sono chiusi e i mezzi di soccorso potrebbero essere non immediatamente disponibili perché quasi tutte le carceri sono sprovviste di autoambulanza. Il personale medico non sarebbe immediatamente disponibile perché in moltissime strutture penitenziarie il servizio medico non è assicurato in loco ma solo attraverso il servizio di guardia medica”.