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Dire, 9 dicembre 2010

 

Il Gup del Tribunale di Roma deciderà probabilmente il 25 gennaio sul rinvio a giudizio degli imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano deceduto nel reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre del 2009, pochi giorni dopo essere stato arrestato per possesso di sostanze stupefacenti.
La decisione dello slittamento è stata presa perché è stata riscontrata, da parte del gup Rosalba Liso, la necessità di continuare la discussione, fissando quindi appunto una nuova udienza oltre a quella di oggi. La tesi della Procura, rappresentata dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, che hanno chiesto il rinvio a giudizio di dodici persone e di due anni di reclusione per il tredicesimo imputato (che ha optato per il rito abbreviato), non convince nessuna delle difese, né quella dei medici né quella degli agenti penitenziari, che stanno dando battaglia.
I pm hanno parlato di “lesioni”, e non di omicidio preterintenzionale, per gli agenti penitenziari (perché non è stato riscontrato legame tra le lesioni e la morte), mentre da parte dei medici e degli infermieri ci sarebbe stato un “disinteresse”. Una ricostruzione che non va giù nemmeno ai legali della famiglia Cucchi.
Al momento, comunque, il processo è stato chiesto quindi per tre agenti penitenziari, sei medici e tre infermieri dell’ospedale Pertini, mentre a volersi avvalere del rito abbreviato è stato il funzionario del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. I reati contestati vanno dall’abuso di autorità nei confronti di un arrestato, alle lesioni aggravate, dall’abbandono di persona incapace al favoreggiamento, all’omissione di referto. Se gli agenti di Polizia penitenziaria, tra le altre cose, sono accusati di lesioni aggravate e di abuso d’autorità, medici e infermieri, invece, avrebbero abbandonato Cucchi non adottando così “presidi terapeutici” e “assistenza”.