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Redattore Sociale, 9 dicembre 2010

 

L’opera, scritta da Ugo De Vita, mette in scena un dialogo immaginario tra il padre Aldo e il figlio Rudra e fa parte di una trilogia dedicata ai diritti dei detenuti.
È stato presentato martedì mattina a Roma “Stoffe di silenzio”, un recital per ricordare la vicenda di Aldo Bianzino, quarantaquattrenne morto in circostanze oscure nel carcere di Perugia nell’ottobre del 2007, due giorni dopo il suo arresto per la coltivazione di alcune piante di marijuana. “Un dialogo metafisico tra padre e figlio” nelle parole dell’autore Ugo De Vita, che con il progetto “Parole oltre le sbarre” cura una trilogia dedicata ai diritti dei detenuti, trilogia iniziata con “In morte segreta”, spettacolo ispirato alla vicenda di Stefano Cucchi. “È un imperativo, per il teatro e la poesia, riuscire ad andare oltre e sensibilizzare”, ha osservato De Vita.
Il dialogo, accompagnato dalla musica dei cantautori che Aldo amava, è un tempo unico della durata di 55 minuti e sarà rappresentato per la prima volta a metà gennaio a palazzo Valentini, sede della regione Lazio a Roma, e subito dopo nel carcere di Padova. Fanno parte dell’opera anche una raccolta di poesie e il video con un’intervista a Rudra, il figlio oggi diciassettenne di Aldo, realizzata nei luoghi dell’Appennino umbro marchigiano dove la famiglia Bianzino viveva. Rudra ha voluto sottolineare l’importante ruolo di sua madre nel portare alla luce un caso sospetto “perché all’inizio la vicenda di mio padre era passata come morte naturale, come è stato detto anche per altre storie di morte in carcere. Invece ci sono voluti il dolore e lo stress dei familiari che si sono fatti carico di portare alla luce gli aspetti non chiari, trovando anche la forza per chiedere verità”.
Rudra Bianzino ha sottolineato che questo forte stress a suo avviso ha contribuito a far precipitare le condizioni di salute di sua madre, determinando l’aggravarsi della sua malattia e poi la morte. Per Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino, “In uno stato democratico certe cose non dovrebbero accadere, ma è altrettanto grave che quando accadono siano sepolte in una coltre di omertà e silenzio che le fa passare per morti naturali, se non fosse per la forza di alcuni familiari che se la sentono di lottare per ottenere giustizia”, ha commentato D’Elia in riferimento alle parole di Rudra Bianzino, il quale a proposito della parola giustizia ha osservato che “Se non si vuole cambiare il significato di questa parola, allora bisogna cambiare il sistema”.
Secondo la deputata radicale Rita Bernardini, quella di Aldo Bianzino “è una storia emblematica di come lo Stato possa intervenire, armato e con grande dispiegamento di forze, e distruggere l’equilibrio di una famiglia intera”, riferendosi alla sequenza di lutti che ha segnato la famiglia a partire dalla morte di Aldo, cui è seguita la scomparsa della nonna di Rudra e poi di Roberta, moglie di Aldo e madre di Rudra. “Non esito a dire che per me Aldo è stato assassinato dallo Stato”, ha inoltre dichiarato Bernardini.
Lo spettacolo “stoffe di silenzio” è stato realizzato con la collaborazione delle associazioni Alice in cerca di teatro, Nessuno tocchi Caino, A buon diritto, Ristretti Orizzonti e Articolo 21.