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Aki, 9 dicembre 2010

 

Sciopero della fame per un centinaio di detenuti delle Filippine, che si considerano prigionieri politici e protestano per il rilascio dei cosiddetti “43 di Morong”, un gruppo di detenuti che divide il Paese. Si tratta di persone, tra le quali alcuni medici, arrestate dieci mesi fa e che il governo di Manila considera legate al movimento ribelle comunista, mentre parte dell’opinione pubblica le considera attivisti incarcerati ingiustamente. I 43 sono stati arrestati nella cittadina di Morong, dove si trovavano per un corso per paramedici che, secondo le autorità, era a favore del New Peoplès Army (Npa), il braccio armato del movimento maoista, attivo sin dal 1969.
Secondo la Selda, un’organizzazione di ex detenuti politici, almeno 99 dei presunti 371 prigionieri politici attualmente nelle carceri del Paese sono in sciopero della fame in diverse prigioni in segno di solidarietà con i 43 di Morong. Tra le manifestazioni di sostegno al gruppo, ha ricordato Padre Dionito Cabillas, prete cattolico e segretario generale di Selda, oltre allo sciopero della fame dei detenuti ci sono anche proteste portate avanti da Ong fuori dalle prigioni. Stando ai dati di Selda e Karapatan, un’organizzazione per i diritti umani vicina al movimento di sinistra, sarebbero oltre duemila, compresi i 43 di Morong, le persone arrestate illegalmente durante la presidenza di Gloria Macapagal-Arroyo, dal 2001 a giugno 2010. Secondo le due organizzazioni, inoltre, nei primi quattro mesi della presidenza di Benigno Aquino, iniziata a luglio, 23 persone sarebbero state arrestate ingiustamente e 13 di queste sono considerate “prigionieri politici”.
Parte delle polemica tra il governo e le organizzazioni di sinistra è dovuta al programma Operation Freedon Watch portato avanti dal governo sin dal 2002 e che Aquino prevede di sostituire a gennaio con una nuova strategia. Il programma prevede un duplice approccio per sconfiggere l’Npa, ovvero operazioni militari nelle aree rurali, dove i ribelli esercitano la propria influenza, e operazioni a livello civile e militare nei centri urbani con l’obiettivo di limitare l’espansione delle infrastrutture politiche dei comunisti. Questo secondo approccio, è stato appurato anche da un’inchiesta dell’Onu di due anni fa, ha portato a centinaia di omicidi extragiudiziali. Per le organizzazioni Selda e Karapatan, gli arresti sono parte dello stesso piano.