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di Riccardo Polidoro (Presidente “Il Carcere Possibile Onlus”)

Ristretti Orizzonti, 29 ottobre 2010

L’approfondimento del Tg 3 ieri sera ha ospitato il Dott. Ionta per parlare della morte di Simone La Penna, detenuto a Regina Coeli. Anoressico, alto un metro e ottanta, pesava 49 chili. Aperta un’inchiesta sulla compatibilità con il regime carcerario.
Ospite di “Linea Notte” il Dott. Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, prende subito le distanze dall’ennesima morte negli istituti di pena italiani. Le eventuali responsabilità non sono attribuibili al suo dipartimento, in quanto la sanità in carcere non è più di sua competenza. Alle domande sull’emergenza-carcere afferma che il numero dei detenuti in Italia non è impressionante e che la soluzione è la costruzione di nuove carceri e l’assunzione di altro personale. All’affermazione del giornalista Piero Colaprico, che ha definito le carceri dei “contenitori”, ha risposto che in Italia non è così, né potrebbe essere così, perché lo vieta la Costituzione che prevede la rieducazione del condannato. Ha poi fatto riferimento al disegno di legge che prevede gli arresti domiciliari per chi sta scontando l’ultimo anno di pena, come atto concreto per combattere il sovraffolla mento, tranquillizzando allo stesso tempo i telespettatori, in quanto il provvedimento non sarebbe automatico, ma eseguibile solo dopo la valutazione discrezionale del Magistrato di Sorveglianza, sulla non pericolosità del soggetto.
Non vi è dubbio che il Dott. Ionta è l’uomo giusto al posto giusto. Comandante di una nave alla deriva, tranquillizza - da terra - gli spettatori del naufragio, che in realtà non sono affatto preoccupati, perchè su quella nave non ci sono e sono, pertanto, bendisposti verso chi dice di occuparsi della nave. Sulla nave ci sono i detenuti, a cui doveva essere tolta la sola libertà, ma che ormai hanno perso anche la dignità e spesso la voglia di vivere. Ci sono i pochi educatori e la polizia penitenziaria che cercano, in tutti i modi e con ogni modalità, di trattenere il naturale istinto di ribellione dell’equipaggio, tenuto a bada anche dalla stravolta norma sulla liberazione anticipata, che avrebbe dovuto premiare - con 45 giorni di detenzione in meno ogni sei mesi - colui che effettua un’attività rieducativa, ma che in mancanza di tali attività, premia il detenuto buono che non protesta.
Un vero uomo dello Stato, che difende il suo stato anche se nelle carceri italiane, in questi mesi del 2010, vi è stato un morto ogni 3 giorni, con un suicidio ogni 5 giorni. Che, dinanzi ad una percentuale di detenuti non-definitivi, cioè in regime di misura cautelare, del 44%, la più alta di Europa, afferma che il problema sono i detenuti extra-comunitari. Che dinanzi a 20 nuovi istituti di pena già costruiti e mai aperti, afferma che bisogna costruire nuove carceri, Che dinanzi ad una dichiarazione di “stato di emergenza” del Consiglio dei Ministri sul sovraffollamento, dichiara che il numero dei detenuti in Italia non è impressionante. Che vede nel disegno di legge in discussione - ormai da mesi - una possibile soluzione, quando ormai ciò che è rimasto della proposta altro non è che quanto già è in vigore e cioè il potere discrezionale del Magistrato di Sorveglianza di concedere gli arresti domiciliari, dove li ritenga idonei. Che nega che le carceri siano dei contenitori, perché la Costituzione non lo prevede.
Per il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che è anche Commissario Straordinario per il c.d. “Piano Carceri”, tutto va bene, ma, per stare meglio,basterebbe costruire solo altri istituti, perché i detenuti aumentano e, con le leggi ora in vigore e con la politica carcerogena attuale, aumenteranno ancora. Costruiamo, pertanto, costruiamo . Rinchiudiamo e costruiamo.