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La Nuova Sardegna, 29 ottobre 2010

La situazione del carcere è la peggiore tra gli istituti della Sardegna, se non si interviene con estrema urgenza la gestione della casa di pena può accusare pesanti problemi di sicurezza. Da isola felice del sistema carcerario sardo, il San Giovanni è ora un disastro. A queste conclusioni, peraltro già note nel sistema penitenziario isolano ma anche a livello nazionale, è giunta una folta delegazione di sindacalisti della Polizia penitenziaria che ieri mattina ha visitato la struttura carceraria.
Presente il sindaco Marco Tedde, presenza richiesta dal sindacato per una presa d’atto concreta della situazione, la delegazione era formata dal commissario di polizia Penitenziaria Antonello Brancati, dal segretario nazionale dell’Ugl Giuseppe Moretti, dal regionale, Salvatore Argiolas, dai provinciali delle Province di Sassari, Nuoro e Cagliari, Luigi Taula, Libero Russo e Alessandro Cara. A dare un quadro preciso del disagio sono sufficienti i numeri: 240 detenuti con 80 agenti in servizio, 2,7 reclusi per ogni unità di polizia penitenziaria.
A Sassari i detenuti sono 180 e gli agenti 160. Soltanto nel 2000, quando la struttura era ancora “isola felice”, subito dopo la riqualificazione strutturale avvenuta dopo la chiusura dell’Asinara, i detenuti erano 80 e gli agenti 130. Sono ancora i numeri a riferire della pesantissima condizione nella quale si trovano gli agenti in servizio: quotidianamente dal carcere di via Vittorio Emanuele sono assenti tra i 15 e i 29 agenti. Causa malattia in larga misura dovuta agli stress provocati dal sovraccarico di lavoro. C’è gente che deve fare ancora le ferie del 2008.
“Seguiamo con molta attenzione questa vicenda - sottolinea il sindaco Marco Tedde all’uscita dal carcere - perché fortemente preoccupati dalle difficoltà gestionali che gli operatori penitenziari stanno affrontando nello svolgimento quotidiano del lavoro. Ma ci preoccupano anche le condizioni della sicurezza e, per quanto riguarda il nostro carcere, il rischio che quelle attività di professionalizzazione dei detenuti in vista del loro ritorno nella società civile vengano a ridursi se non a mancare completamente, pur avendo raggiunto risultati eccellenti.
Questo aspetto sarebbe gravissimo, fallimentare di quel progetto di recupero e reinserimento che costituisce un elemento indispensabile per chi ha pagato il suo debito con la giustizia”. L’Ugl si è rivolto al direttore generale dell’Ufficio personale del Dipartimento di Polizia penitenziaria chiedendo l’immediato reintegro degli organici. Il segretario nazionale del sindacato segnala che “fino a oggi la situazione non è esplosa per il senso del dovere e lo spirito di abnegazione degli agenti, ma tale situazione non potrà, evidentemente, durare all’infinito”.