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La Nuova Sardegna, 29 ottobre 2010

“Sostituire le porte di legno delle celle con porte blindate più idonee a garantire la sicurezza”. È la Cisl-Polizia penitenziaria che ancora una volta alza la voce e ribadisce la richiesta messa varie altre volte sul tavolo del provveditore delle carceri isolane. A scrivere a Cagliari, all’indirizzo del provveditore di Felice Bocchino (che ha assunto solo dallo scorso luglio l’incarico ricoperto per anni da Francesco Massida), nonché allo stesso direttore della colonia penale di Mamone Francesco Cocco, è Giovanni Villa, assistente capo e segretario generale del sindacato di categoria. Portavoce di una emergenza che rischia di travolgere la casa di reclusione.
Dove continuano a ripetersi da tempo gli atti cosiddetti di “autolesionismo”, con i detenuti che si tagliano le vene e gli agenti che rischiano continuamente il contagio di malattie, anche gravi. L’ultimo clamoroso episodio è del 16 ottobre, quando i poliziotti hanno trovato in una cella un gruppo di reclusi intenti a distillare alcol con una caffettiera napoletana.
“Prendiamo atto dell’intervento dell’amministrazione penitenziaria che ha provveduto all’allontanamento dei detenuti facinorosi - scrive oggi Villa -, ma certo è che questo intervento non risolve del tutto il problema di Mamone”. Dodici giorni fa, infatti, la distilleria artigianale era stata scoperta perché un detenuto era uscito dalla cella passando per la finestrella della porta di legno. Un caso che ha rischiato di chiudersi in tragedia, visto che i carcerati sorpresi ad armeggiare con la caffettiera si sono prima “tagliati” e poi si sono scagliati addosso agli agenti in servizio. “Perciò vanno cambiate le porte” continua il sindacalista della Cisl. Che insiste: “Nel frattempo chiediamo la chiusura della 5ª e della 6ª sezione affinché non si ripeta quanto già accaduto il 16 ottobre scorso”. “Ma ci sono anche altri disservizi da mettere sul tavolo dell’amministrazione” chiude Villa.