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di Marco Gasperetti

Corriere della Sera, 14 ottobre 2010

Cira Antignano era andata al carcere di Grasse a prendere il corpo del figlio. Malmenata dalle guardie. Daniele Franceschi era morto in circostanze poco chiare lo scorso 25 agosto.
Il C-130 della 46° Aerobrigata di Pisa è atterrato alle 11,15 sulla pista principale di San Giusto, l’aeroporto militare di Pisa. Cira Antignano, 61 anni, è scesa e ha aspettato dolente, ma fiera, la bara del figlio Daniele, morto il 25 agosto, in una cella del carcere francese di Grasse nell’entroterra di Cannes. Ad attenderla anche il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini. Non è sofferente solo nell’anima, la signora Cira.
Mercoledì, davanti al carcere di Grasse, durante una colluttazione avuta con alcuni gendarmi che le volevano strappare un cartello di protesta (“Me lo avete ucciso due volte”), ha riportato lesioni a tre costole. “Mi hanno picchiata solo perché chiedevo giustizia”, racconta. “Un gendarme mi ha spinto a terra, un altro mi ha presa a calci. Poi mi hanno portato in galera, come una delinquente. Meno male che è intervenuto il console italiano a Nizza e allora mi hanno rilasciato dopo tre ore”. Insieme alla signora Cira anche la cognata Maria Grazia, anche lei arrestata e poi rilasciata.
Il feretro di Daniele Franceschi, arrestato in Francia per una storia di carte di credito irregolari, è stato trasferito all’ospedale Versilia di Lido di Camaiore dove è stato sottoposto a un primo accertamento autoptico. “Poi ci sarà l’autopsia vera e propria”, spiega l’avvocato della famiglia Aldo Lasagna, “la seconda dopo quella francese, autorizzata dalla procura di Lucca. Speriamo che sia possibile effettuare l’esame autoptico e speriamo che le autorità francesi abbiamo mantenuto la promessa di mantenere il corpo nelle condizioni idonee, altrimenti sarebbe tutto inutile”.
La famiglia di Daniele è convinta che la morte del giovane non sia da attribuire a “cause naturali” come sostengono le autorità francesi. “L’hanno lasciato morire solo come un cane in una cella di un carcere straniero”, ricorda mamma Cira, “e a me, che sono la madre, me l’hanno detto dopo due giorni”. La donna ricorda gli ultimi giorni drammatici della morte del figlio. “Dal carcere Daniele mi aveva scritto alcune lettere terribili”, racconta la donna. “Aveva paura, mi raccontava che odiavano gli italiani, si sentiva minacciato. ‘Mamma ci trattano peggio delle bestiè, mi aveva scritto. E un mese fa, subito dopo l’arresto, era stato colpito dalla febbre, forse un virus. Febbre a 41, ma nessuno lo aveva curato o aiutato. Lo accusavano di non voler lavorare, con lui ce l’avevano guardie e gli altri detenuti, ma nessuno l’ha aiutato”. Daniele è morto il 25 agosto.
Nel certificato di morte, firmato dal medico del carcere alle 17,30 si parla genericamente di arresto cardiaco. Secondo il racconto dei familiari, Daniele, un verniciatore e carpentiere, separato, padre di una bambino di 9 anni, aveva accusato forti dolori al petto alle 13,30. Aveva chiesto aiuto alle guardie che lo avevano accompagnato in infermeria, ma dopo un elettrocardiogramma lo avevano chiuso nuovamente nella sua cella da solo. Una decisione ritenuta quanto meno azzardata. “Se il ragazzo aveva accusato un malore e c’era il sospetto di problemi cardiaci”, denuncia l’avvocato Lasagna, “doveva essere ricoverato in infermeria o quanto meno chiuso in una cella con altri detenuti che avrebbero potuto aiutarlo e, in caso di malore, dare l’allarme”.

Granaiola (Pd): Schifani m'ha impedito di parlarne

Coda polemica in Parlamento per il caso dell'italiano morto in carcere in Francia. La senatrice Manuela Granaiola (Pd) accusa il presidente del Senato, Renato Schifani, di averle impedito di sollevare il caso in Aula. "Questa mattina, il presidente Schifani - accusa in una nota - mi ha impedito di svolgere il mio intervento a fine seduta, come concordato e come è prassi. è una decisione grave", accusa Granaiola, che spiega di riferirsi al caso di Daniele Franceschi, "un nostro connazionale morto in un carcere francese dove era detenuto in attesa di processo con l'accusa di aver falsificato una carta di credito. Avrei voluto chiedere al presidente Schifani se mi fosse stato consentito, di domandare alla Farnesina di fare chiarezza su una vicenda nel corso della quale si è recato oltraggio a un nostro connazionale morto tragicamente e alla sua famiglia".
"Oggi finalmente arriverà in Italia la sua salma martoriata non solo dall'autopsia ma anche dalla non osservanza delle procedure di conservazione del corpo da parte delle autorità francesi. A tutto questo - prosegue la senatrice del Pd - s'aggiunge la vergogna della polizia francese che, nella giornata di ieri, ha arrestato e gettato a terra la madre del giovane nel corso di una sua violenta ma legittima protesta contro le autorità che addirittura le impedivano di dare l'ultimo saluto al figlio morto".