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Agi, 29 agosto 2010

Insieme alla riforma del processo breve, attivare tavoli politici e tecnici “per trovare, insieme, soluzioni al grave problema del sovraffollamento penitenziario”. È quanto chiede Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
“Da tempo il Sappe sostiene che è necessaria una concreta riforma del sistema penale - sostanziale e processuale - che renda più veloci i tempi della giustizia. Dovrebbe infatti fare riflettere seriamente - sostiene Capece - che oggi nelle carceri italiane circa la metà dei quasi 69mila detenuti presenti sono imputati (in attesa di primo giudizio, appellanti e ricorrenti). Ma come sigla sindacale più rappresentativa del Corpo di Polizia Penitenziaria abbiamo l’obbligo istituzionale di svolgere un’opera di controllo sulle questioni che ledono i diritti dei nostri iscritti”.
Inoltre, “anche l’obbligo morale di perseguire un’attività di proposta e di indirizzo sulle problematiche penitenziarie, seguendo le indicazioni che sono frutto della nostra decennale esperienza sul campo. Per questo auspichiamo che si attivi presso il Ministero della Giustizia un tavolo tecnico sulle criticità penitenziarie, presieduto dal ministro Alfano, che lavori parallelamente all’annunciata riforma del processo breve. Il grave momento di crisi che ricade per ora unicamente sui quasi trentanovemila agenti e sulle loro famiglie ci impone di trovare e discutere su soluzioni che possano essere comprese e condivise dai cittadini e fatte proprie dal governo. E noi vogliamo fare la nostra parte”.
Secondo il segretario del Sappe “non è possibile rinviare ulteriormente l’individuazione di soluzioni concrete per risolvere le gravi criticità penitenziarie del Paese, caratterizzate da quasi 69mila persone detenute presenti e un Personale di Polizia penitenziaria che si assottiglia giorno per giorno, di cui ancora non è previsto un prossimo e concreto reintegro”. Diverse le proposte che il Sappe mette sul tavolo: “C’è da augurarsi che si arrivi a definire concretamente la tanto auspicata strada dei circuiti penitenziari differenziati prevedendo, in questo contesto, la costruzione di carceri per così dire leggere per i detenuti in attesa di giudizio destinando le carceri tradizionali a quelli definitivi. In questa direzione, c’è una soluzione alternativa per l’edilizia penitenziaria ed è un progetto, molto usato negli Stati Uniti, che riguarda un sistema modulare, vale a dire un edificio che può essere costruito con costi competitivi e tempi di esecuzione estremamente rapidi.
Parliamo di strutture con capacità ricettiva di 600 posti letto costruibili in quattro mesi, con un costo inferiore ai 20 milioni di euro e posti in opera in soli 7 mesi. Questa potrebbe essere una prima rapida soluzione per deflazionare le affollate carceri italiane”. Capece richiama poi l’attenzione sull’esigenza di riprendere il decreto sull’utilizzo della Polizia penitenziaria presso gli Uffici per l’Esecuzione penale esterna (Uepe), per il controllo sulle persone che usufruiscono delle misure alternative”.
“Il problema dell’enorme spreco di denaro pubblico dovuto al mancato utilizzo dei braccialetti elettronici che il Sappe sta denunciando da mesi sembrerebbe dipendere da problemi tecnici e burocratici per cui è la magistratura che trova difficoltà pratiche a ricorrere al loro utilizzo come misura alternativa. Tutto ciò rende intollerabile - dice ancora Capece - il problema del sovraffollamento nelle carceri e rende pericoloso il lavoro quotidiano degli agenti penitenziari.
La Polizia penitenziaria, in virtù anche degli istituendi Ruoli Tecnici, potrebbe facilmente ed efficacemente, provvedere alla loro installazione e gestione, con conseguente maggiore e più efficace controllo delle misure alternative, di quanto non succeda oggi. Chiediamo quindi di aprire da subito un tavolo di trattative tecniche con il ministro Alfano e le altre realtà sociali che operano negli Istituti penitenziari, per trovare insieme delle soluzioni condivise e risolvere il grave momento di crisi che il settore penitenziario sta vivendo e che principalmente la Polizia penitenziaria sta fronteggiando e pagando in termini di condizioni di lavoro gravose e particolarmente stressanti”.