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di Guido Melis (Parlamentare Pd)

L’Unità, 29 agosto 2010

Sassari, mercoledì mattina. Tre parlamentari del Pd (io stesso, Arturo Parisi e Gian Piero Scanu) più il presidente di “A buon diritto” Luigi Manconi hanno chiesto, con una conferenza stampa, la chiusura immediata del carcere locale di San Sebastiano e notizie certe sull’apertura del nuovo istituto di Bancali, la cui costruzione, affidata alla ditta Anemone, è tuttora coperta da un inspiegabile segreto.
San Sebastiano, una prigione che risale a prima dell’unità d’Italia, è - come abbiamo detto mercoledì - il peggiore carcere italiano (il “più peggiore”, se si potesse dire, in un sistema carcerario di per sé “peggiore”). Come risulta dalle visite dei parlamentari Pd (l’ultima il 13 agosto) è un cumulo di illegalità e di scandalose inadempienze: un piano crollato due anni fa e mai ripristinato, 214 detenuti ammucchiati in spazi che potrebbero contenerne a malapena 154,80 tossicodipendenti, 50 soggetti a trattamenti psichiatrici, celle fatiscenti con 4 o 6 letti malamente affastellati, il gabinetto alla turca sempre aperto a un passo dalle brande, a meno di un metro dal fornellino dove si scaldano i pasti.
E poi: pulizia sommaria, muri scrostati, sbarre arrugginite, poca aria, insetti e forse topi, piccioni nei corridoi, caldo d’estate e freddo d’inverno, uno stato di cose contrario alla pubblica igiene (altro che servizi “privati, decenti e di tipo razionale” come da regolamento). Le norme europee fissano in mq 7,5 lo spazio minimo per detenuto: qui si sopravvive in circa un metro quadro. Naturalmente San Sebastiano è solo la punta dell’iceberg.
La recente iniziativa del Ferragosto in carcere, cui il Pd ha aderito su sollecitazione dei radicali, ha consentito di scattare una foto d’insieme sul sistema nazionale degli istituti di pena allarmante e scandalosa. Ma qui a Sassari, se è lecito ripeterlo, le cose sono anche peggio. Si attende, è vero, l’apertura del nuovo penitenziario di Bancali, ma le nostre interrogazioni al ministro Alfano sui tempi e sui costi dell’opera restano da mesi senza risposta.
Visto il protrarsi dello sfascio, come parlamentari Pd, abbiamo ritenuto nostro dovere presentare un esposto alla Procura della Repubblica e chiamare al tempo stesso in causa tutte le autorità: dall’assessore regionale alla sanità al commissario della Asl sulle tragiche condizioni igieniche, dal sindaco al presidente della Provincia per quanto riguarda la permanenza sul territorio sardo di un simile sconcio.
La Sardegna è terra di servitù pesanti ed eterne. Quelle militari sono state solo allentate dalla coraggiosa iniziativa della Giunta regionale di Renato Soni. Quelle carcerarie permangono ancora: Buoncammino a Cagliari, Badu ‘e Carros a Nuoro costituiscono altrettante note dolenti. Ma San Sebastiano è contrario alla norma e alla lettera della Costituzione. Bisogna chiuderlo.