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La Nuova Sardegna, 29 agosto 2010

Il penitenziario nuorese sarà nuovamente un carcere di massima sicurezza? Sarà ancora una volta la dura galera dei terroristi come lo fu già negli anni 70-80? O diventerà la Cayenna degli estremisti islamici condannati in Italia? Chissà... Certo è che Nuoro non starà a guardare: “Ora vogliamo risposte chiare e definitive” alza la voce il sindaco Sandro Bianchi.
“No, la Sardegna ha già dato, non siamo più disposti a subire l’ennesima militarizzazione” dice il parlamentare Guido Melis, componente della Commissione Giustizia della Camera. “Faremo di tutto affinché questo non accada” gli fa eco il collega deputato Giulio Calvisi. Entrambi parlano subito dopo una “visita” all’Istituto di pena nuorese. Una “visita” organizzata per raccogliere il recente appello del sindaco Bianchi (e della Cisl che per prima ha sollevato il caso) e portare così gli interrogativi della città direttamente a Roma, a Montecitorio.
“Oggi stesso - assicurano, infatti, in coro, i due onorevoli del Pd - presenteremo un atto ispettivo, un’interpellanza, un’interrogazione o... insomma, lo strumento più veloce per avere una risposta certa dal ministro Alfano”. È lui, infatti, il titolare del dicastero della Giustizia, Angelino Alfano, l’unico che può spiegare quale sarà il futuro immediato e prossimo del carcere nuorese di Badu ‘e Carros.
Lui, l’unico che potrà svelare quale sarà la destinazione del nuovo padiglione in costruzione nel penitenziario barbaricino. Lavori in corso e coperti da segreto, visto che neppure il sindaco di Nuoro è riuscito a sapere nulla di nulla. Una cosa è certa: “Noi come Partito democratico - insiste Calvisi -, come pure il Comune, la Provincia e persino la Regione, siamo contrari a qualsiasi progetto di riportare a Nuoro il carcere di massima sicurezza”.
“È necessario l’impegno di tutti” aggiunge il consigliere regionale Giuseppe Luigi Cucca. Anche lui ha voluto fare “visita” alla Casa circondariale nuorese. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, poi, ha dato il permesso a unirsi al gruppo anche al sindaco Bianchi. Negato, invece, il nullaosta al presidente del Consiglio comunale: Gianni Salis è dovuto restare fuori. Tutto ok, naturalmente, per il Garante dei detenuti del Comune di Nuoro, Carlo Murgia. Che a fine mattinata, in conferenza stampa, all’interno dello stesso carcere e davanti al comandante degli agenti di polizia penitenziaria Antonio Cuccu (assente la direttrice dell’Istituto Patrizia Incollu) sottolinea come un ritorno al passato sarebbe “una regressione”.
“Nuoro, anzi - sottolinea Murgia -, potrebbe diventare un carcere modello”. “Rispetto alle altre realtà isolane - aggiunge Cucca -, qui a Nuoro oggi come oggi non c’è il problema del sovraffollamento”. La capienza di Badu ‘e Carros, infatti, è di 273 posti letto. I detenuti, invece, sono 150. Resta comunque il problema del personale perennemente sotto organico. “Perciò chiederemo al Governo - spiega Guido Melis - di riaprire i concorsi per il reclutamento di altri poliziotti”. E all’attenzione del Governo, i deputati Melis e Calvisi, porteranno anche la richiesta avanzata da Giuseppe Luigi Cucca: “L’applicazione concreta del principio della territorialità della pena, così come previsto dall’ordinamento del 1975 e ribadito dall’Intesa Stato-Regione del 2006, un protocollo rimasto finora lettera morta”. Tant’è vero che gli ultimi dati forniti dallo stesso ministero sono alquanto paradossali: “Su 2.206 detenuti sardi - dice Sandro Bianchi -, soltanto 1.165 scontano la pena in Sardegna”. Questa è l’Italia. Uno Stato di diritto che conta ormai 70mila detenuti, la metà dei quali ancora in attesa di giudizio, mentre la capienza massima delle carceri è di soli 43mila posti letto.