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Dire, 8 luglio 2010

Una lettera aperta ai prefetti di tutta l’Emilia-Romagna. Un allarme già ampiamente noto, rimarcato dalla morte per cause naturali di un 32enne ex tossicodipendente, nel carcere della Dozza di Bologna proprio alcuni giorni fa. La Conferenza regionale volontariato giustizia dell’Emilia-Romagna chiede alle autorità un gesto di responsabilità sul problema delle carceri in regione. Di fronte a una situazione che vede un sovraffollamento dell’88% (significa 4.508 detenuti invece dei 2.393 previsti), la rappresentante della conferenza Paola Cigarini chiede al governo che venga recuperata al più presto la proposta del ministro Alfano che apre qualche possibilità di uscita per chi è molto vicino alla fine pena e di promuovere una maggiore applicazione delle misure alternative che sembrano essere troppo spesso dimenticate.
“Le autorità locali e nazionali devono farsi carico dei problemi del sistema carcerario regionale, perché in Emilia-Romagna vi sono situazioni molto preoccupanti. Così accade che a Modena, 500 detenuti, il direttore manchi da mesi, il nuovo direttore non arrivi, e non si capisce davvero chi comandi - spiega Cigarini - ogni tanto vengono, a turno, i direttori di altre strutture emiliane, svolgono l’ordinaria amministrazione e a mezzogiorno se ne vanno: qui ci sono 500 persone senza un vero responsabile. Gli educatori nuovi non hanno ricevuto le consegne dai vecchi, che hanno chiesto tutti il trasferimento senza spiegare la situazione dell’istituto e i singoli casi. Fare l’educatore non è un mestiere facile, ci deve essere uno scambio di informazioni tra chi viene e chi va”.
Le cose non vanno meglio a Bologna. Il carcere della Dozza è stracolmo, manca l’aria, le finestre sono troppo piccole e la gente soffoca. Ci sono tre, quattro, a volte cinque persone per cella, 40 gradi all’ombra, le finestre troppo piccole e centinaia di detenuti più tutti gli agenti della polizia penitenziaria al limite della sopportazione e dello stress.
“La Dozza è un carcere teoricamente moderno che in realtà è già fatiscente - conclude Cigarini - su tutto il territorio nazionale ci sono veri casi disperati, Poggioreale a Napoli, l’Ucciardone a Palermo, Regina Coeli a Roma. È stato detto che un paese si giudica anche dalle sue carceri: ecco, cosa possiamo dire dell’Italia? Fino a quando la situazione è questa dai penitenziari italiani arriveranno solo cattive notizie”.
La lettera aperta della Conferenza regionale volontariato giustizia punta anche il dito sulle recenti leggi che hanno originato “la follia del sovraffollamento”: leggi come la Cirielli sulla recidiva, legge Bossi-Fini sull’immigrazione, la legge Giovanardi sulla tossicodipendenza fino alle nuove leggi orientate alla logica della “tolleranza zero”.