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Redattore Sociale, 8 luglio 2010

Un “esperimento” sociale riuscito diventa “segno” per il rispetto della dignità e dei diritti della persona. Oggi la cerimonia per l’apposizione della targa alla presenza dei familiari. Smeriglio: “L’uscita dalle dipendenze o da altre fragilità vanno affrontate”. “Bisogna lavorare in termini preventivi e di cultura dell’accoglienza sulle fragilità e sulle diversità per evitare che quanto successo a Stefano Cucchi possa ripetersi”. È quanto ha affermato l’assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione della Provincia di Roma, Massimiliano Smeriglio, in occasione della cerimonia per l’intitolazione della Scuola del Sociale della capitale a Stefano Cucchi.
Alla presenza dei familiari, nella giornata di oggi è stata apposta una targa alla memoria, una decisione presa dal Consiglio provinciale a cui è seguita la scelta della realtà da dedicare. “Un luogo - ha aggiunto Smeriglio - che ha a che fare con le fragilità presenti nella nostra società dove passano gli assistenti sociali, i mediatori culturali, gli operatori sociali, personale sanitario o che lavora nel carcere. L’idea porta un piccolo grande messaggio, che quello che è successo a Stefano Cucchi non debba più accadere. Scoprendo oggi questa targa diamo un segnale importante, che le questioni legate alle dipendenze e all’uscita dalle dipendenze o ad altre fragilità, anche se Stefano le aveva superate da tempo, vanno affrontate in termini di cultura, di formazione e di progetti per l’integrazione”.
Una scelta, quella di dedicare proprio la Scuola del sociale a Cucchi, che è anche un “segno” che possa mantenere alta l’attenzione sul rispetto della dignità e dei diritti della persona, ha spiegato Giulio Marcon, presidente del comitato scientifico della Scuola. “L’idea che la memoria di Cucchi possa essere ricordata attraverso un’attività che mette al primo posto la persona, la sua dignità, la vita umana i diritti delle persone è molto importante - ha affermato -. Un segno di attenzione verso una morte così drammatica è il ricordo che i diritti delle persone e la dignità vanno difese sempre, comunque e dovunque. Mi sembra un gesto importante che la Provincia abbia voluto sottolineare proprio attraverso l’azione degli operatori sociali, di chi lavora a contatto con i poveri, con gli emarginati e con le persone che soffrono”.
Un “esperimento riuscito”, quello della Scuola del sociale, che a circa un anno dalla sua nascita ha visto la partecipazione alle proprie attività di circa 600 operatori del sociale. “Abbiamo già promosso circa una trentina di semirari dall’inizio dell’anno accademico dall’ottobre dell’anno scorso - ha spiegato Marcon -, e già 600 persone che hanno partecipato alle attività svolte e per la fine dell’anno chiuderemo intorno alle 900 persone sulla base della programmazione dei corsi”.
Numerosi anche i temi trattati nelle varie iniziative. “Le attività sono state le più diverse - ha aggiunto Marcon - dai modelli gestionali delle cooperative sociali, la comunicazione sociale, ai temi della finanza etica e commercio etico e solidale. Nei prossimi mesi seminari sul bilancio sociale per le organizzazioni del terzo settore, su come leggere i bandi pubblici, a settembre un corso per gli operatori sociali che lavorano coi detenuti nelle carceri e poi per chi lavora con le persone affette dalla sindrome di Asperger. Faremo un seminario sugli effetti del federalismo fiscale sulle politiche sociali, un corso sulla formazione degli uffici stampa per il terzo settore e a fine anno raggiungeremo i 50 corsi”.
Una “eccellenza” all’interno della provincia di Roma, spiega Smeriglio. “L’abbiamo inaugurata un anno fa - ha aggiunto l’assessore -. Grazie al lavoro fatto abbiamo raggiunto numeri elevati, ma anche qualità della formazione elevata”. Una sperimentazione importante, ha concluso Marcon, che ha visto Provincia e società civile mettere in piedi un modello che guarda anche fuori dai confini della provincia di Roma. “Si tratta dell’unico centro di formazione professionale della provincia di Roma che viene gestito dalla Provincia, ma ha attività didattiche individuate da un comitato scientifico non è fatto da funzionari della Provincia ma da persone della società civile - ha specificato Marcon -. È il primo esperimento in cui la formazione professionale si allarga alla società civile nella individuazione delle priorità formative, un segnale positivo di apertura del settore pubblico al settore del non profit. Un esperimento riuscito che nei prossimi mesi potrebbe avere non solo un ruolo locale ma addirittura nazionale”.