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La Repubblica, 8 luglio 2010

Un calcio al razzismo, un avversario duro da battere perché cambia maglia in continuazione. C’è quello somatico, etnico, di bandiera. E poi c’è la forma di razzismo più grande, l’esclusione sociale: è quella contro cui scendono in campo oltre duecento squadre che prendono parte a Casalecchio ai Mondiali Antirazzisti, da ieri e fino all’11 luglio, un appuntamento giunto all’edizione numero quattordici. Promossi dall’Uispe ospitati per il quarto anno consecutivo in terra bolognese, i mondiali accolgono anche una squadra dei detenuti dell’istituto minorile del Pratello. Domani e giovedì una selezione spagnola e una italiana faranno visita ai ragazzi: giocheranno dietro le sbarre.
Venerdì e sabato il ritorno, al parco Salvador Allende. Casa e trasferta: non tutti, infatti, hanno il permesso di lasciare il Pratello. Duplice l’intento: mantenere il contatto con il mondo “esterno” e non vedere il detenuto come un diverso. Se poi gli “avversari” sono degli ultrà di Cadice impegnati da anni contro il razzismo negli stadi, il frutto ha ancor più polpa.
A dimostrazione di come quest’anno si cerchi di arare terreni diversi dal mero razzismo, la partecipazione dello Zen, il quartiere più malfamato di Palermo. Col razzismo ha poco a che fare. Con l’emarginazione ci vive. Uno, nessuno, centomila. Come le anime d’un evento che somma 204 squadre e 52 nazionalità. Uno: il messaggio, “Uguali diritti per tutti”.
Ogni giorno, dibattiti su carcere, omofobia, cittadinanza. La proposta dell’Uisp è “considerare cittadino chi risiede in un Paese. Abbandonare lo ius sanguinis in favore dello ius soli: lo sport deve essere il primo promotore”. Nessuno: il premio per chi vince, al massimo per chi ha beccato più gol (realizzati con palloni equo solidali) o più s’è battuto contro il razzismo.
Come, storia dello scorso anno, i Liberi Nantes, compagine dilettantistica di soli rifugiati. Centomila: i colori e non solo della pelle. Dopo i tornei (ci sono pure basket, volley, rugby e, novità, cricket), ogni sera cucina multietnica, i corti della Der alle 21.30 (proiettati su uno schermo ricavato dalle porte), concerti in ogni salsa e ritmo. E, tra gli ospiti, l’ex pallavolista Andrea Zorzi ha scelto di chiudere qui il suo tour “Tracce di sport”. Tracce indelebili.