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Corriere Veneto, 2 luglio 2010

Con un socio gestisce l’azienda di assemblaggio che opera all’interno di Montorio. Fino a sei anni fa faceva il “tagliatore di teste” per le società in crisi e guadagnava 7.500 euro al mese. Ha mollato tutto per i detenuti. “Non mi descriva come un santo: non lo sono mai stato”. Questo lo precisa subito. Perché i santi non hanno conti in sospeso con la vita. “E invece io sono in debito, e lo sarò sempre”, assicura. Giuseppe Ongaro ha vissuto due volte. Fino a sei anni fa lavorava come consulente per grandi aziende in Italia e all’estero. Era ricco e aveva una villa di 250 metri quadrati. Oggi aiuta i carcerati, guadagna 1.500 euro al mese e abita in un appartamento. “Ma sono felice, è ciò che mi sono scelto”, dice sorridendo. Chi conosce bene questo veronese di 54 anni se lo ricorda al volante di auto costose. “La mia era una vita godereccia “, ammette. “Mi pagavano per riqualificare le società e ristrutturarle”. Parole eleganti per dire che uno dei suoi compiti era di licenziare. Quelli come lui, li chiamano “tagliatori di teste “. “Era solo il mio lavoro. Altrimenti, se non ottimizzavo le risorse, le ditte rischiavano di chiudere”, assicura.
E lui, il suo lavoro, lo faceva bene. “Nella mia carriera ho licenziato circa 800 persone”, ricorda. “Una volta mi spedirono in un’azienda friulana che aveva 640 dipendenti. Ne licenziai 480. Era necessario: l’alternativa era il fallimento. Però feci il possibile per aiutarli a trovare un’altra occupazione”. Guadagnava 7.500 euro al mese.
“L’accordo con le società era chiaro: mi versavano una percentuale dei profitti. E le cose, devo ammetterlo, andavano piuttosto bene”. Quella vita “godereccia” è finita nel 2004, quando Ongaro ha deciso che era ora di piantarla. “Ho mollato tutto - ricorda - per aprire la “Lavoro e Futuro srl”. Era un’idea che avevo da tempo. Nel 1991 avevo collaborato alla fondazione di una cooperativa per persone disabili, ma questo era un progetto completamente diverso”. Assieme al suo socio Edgardo Somma ha creato l’azienda che, dal novembre 2005, realizza prodotti all’interno della prigione di Montorio.
Lui che era specializzato nel licenziare, oggi offre lavoro a 48 carcerati, tutti assunti a tempo indeterminato con regolare contratto. Hanno commesse di assemblaggio per cartotecniche, produttori di profumi, dvd, gadget e pannelli solari e gestiscono, sempre all’interno della casa circondariale, due serre dove si coltivano seimila piante. Giuseppe Ongaro ieri raccontava la sua storia davanti a una bottiglietta d’acqua, al bancone del bar frequentato dalle guardie carcerarie. È stata una buona giornata per lui: per un paio d’ore ha fatto da guida al presidente della Provincia in visita al carcere di Montorio. Gli ha mostrato i reparti produttivi e Giovanni Miozzi ha assicurato che l’ente farà il possibile per aiutare gli ex detenuti a trovare una occupazione. “Ho deciso di mollare tutto e aiutare i carcerati - conclude - perché sentivo il bisogno di restituire un po’ di quello che la vita mi ha dato. In fondo sono sempre stato un uomo fortunato”.