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www.savonanews.it, 25 giugno 2010

Dopo l’esperienza positiva del 2006, 2008 e 2009, si realizza anche quest’anno il progetto “Detenuti al lavoro”, l’iniziativa promossa dall’Assessorato ai Quartieri del Comune di Savona in collaborazione con la Casa Circondariale di Savona ed Ata e con il contributo della Fondazione A. De Mari Cassa di Risparmio di Savona. Il progetto è nato con l’intento di favorire il percorso di rieducazione, integrazione e recupero dei soggetti che stanno scontando una pena in carcere attraverso lo svolgimento di attività di pubblica utilità, volte a fornire supporto nel processo di conservazione e valorizzazione del territorio. I detenuti raggiungeranno i luoghi prescelti per svolgere, dalle 6 alle 9 del mattino, dal martedì al sabato, la pulizia delle spiagge cittadine: il pezzo di litorale interessato è quello della zona dello Scaletto, dove il Comune di Savona sta approntando una spiaggia fruibile per le persone disabili.
L’attività dei detenuti prescelti che saranno due, prenderà il via il 1 Luglio e terminerà il 31 Agosto, è svolta sotto il coordinamento di Ata, che opera attraverso gli operatori della Coop La Bitta.
“È la quarta volta per questo progetto al quale tengo molto che serve a dare ai detenuti la possibilità di lavorare fuori dalla Casa Circondariale cittadina. L’iniziativa ha molti aspetti positivi sia per l’Amministrazione Comunale, che dimostra ancora una volta la propria volontà di lavorare al servizio di tutti i cittadini, anche quelli più deboli, sia per L’Amministrazione Carceraria, che cerca di recuperare i suoi detenuti. Aspetti positivi anche per la Fondazione Carisa, che utilizza i propri fondi per una buona causa e per la città di Savona, oggi sempre più votata al turismo, che ha la possibilità di avvalersi di ulteriori operatori impegnati nella pulizia delle spiagge. É importante ricordare che i detenuti, due italiani i quali godranno di un parziale reinserimento, di una retribuzione, godranno di una copertura assicurativa e saranno a contatto di nuovo con una realtà al di fuori del carcere a contatto con le persone. I detenuti si sono sempre comportati al meglio dimostrando serietà e correttezza” ha dichiarato l’Assessore ai Quartieri Francesco Lirosi.
“Apprezzo molto l’interesse espresso dal Comune di Savona per queste tematiche ed è grazie alla Legge 75 che è stato possibile il reinserimento della popolazione detenuta nel tessuto sociale che è servita ad avvicinare le persone a vedere il carcere e i suoi detenuti come persone che possono riscattarsi. Spesso il carcere viene vissuto dal resto della città come un luogo che si vuole tenere distante; deve essere invece aperto al territorio, specialmente tenuto conto delle difficoltà della struttura e degli esigui spazi interni dedicati all’attività di recupero, ha sottolineato il Direttore della Casa Circondariale di Savona, Nicolò Mangraviti. È stato molto bello vedere questa grande collaborazione tra l’Amministrazione comunale e quella penitenziaria e la partecipazione delle istituzione pubbliche e delle singole persone che hanno dimostrato il loro interessamento al progetto come sindaco, assessori, la polizia penitenziaria e i volontari.
Questo progetto è importante anche perché aiuta i cittadini a vedere i detenuti come soggetti che possono svolgere servizi di pubblica utilità sociale.
Il progetto è stato realizzato grazie al contributo finanziario della Fondazione A. De Mari Cassa di Risparmio di Savona e dell’Assessorato comunale ai Quartieri, che ha fornito ai detenuti una retribuzione e la necessaria copertura assicurativa e previdenziale. Il Presidente della Fondazione Carisa Roberto Romani ha concluso dicendo: “La Fondazione è contenta di sostenere anche quest’anno il progetto, per diversi motivi, non solo perché risponde al nostro obiettivo di attenzione e sostegno verso le fasce più deboli della popolazione e a sostenerle ma anche perché l’iniziativa fa parte di un percorso di recupero e reinserimento sociale dei detenuti. Il nostro sostegno è poi un atto che sentiamo giusto ed in conformità con la nostra natura di fondazione bancaria che, come sappiamo, ha le sue basi nel patrimonio dato dalla collettività del territorio e quindi ad essa la Fondazione restituisce, nel concreto, risorse, facendolo tra l’altro in un periodo di grandi difficoltà finanziarie per gli Enti locali. La pena fine a se stessa senza un recupero non ha alcun senso perché la pena deve andare di pari passo con la rieducazione e noi è questo che cerchiamo di sostenere e che continueremo a sostenere anche nei prossimi anni”.
La Casa Circondariale di Savona attualmente ospita 89 detenuti che si sono responsabili per la maggior parte di reati verso il patrimonio (spaccio, rapine etc.). Il 50% dei detenuti presenti sono stranieri di origine africana/magrebina e le difficoltà culturali rendono la situazione carceraria ancora più complicata, ma progetti di rieducazione come questi che danno una speranza possono aiutare i detenuti e vedere un futuro diverso e migliore per loro.