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di Giovanni Negri


Il Sole 24 Ore, 10 febbraio 2022

 

Verso il Cdm di domani. Nuovo incontro tecnico sui testi. Dallo stop alle porte girevoli tra politica e magistratura al nuovo sistema elettorale per il Csm, intesa ampia e trasversale in arrivo.

Si limano i testi in vista della presentazione in consiglio dei ministri della riforma di Csm e ordinamento giudiziario.

L'intervento dovrebbe essere inserito nell'ordine del giorno di domani, in modo da assicurarne, tra l'altro, il deposito alla Camera già la prossima settimana quando è in calendario la ripresa della discussione sul disegno di legge Bonafede.

Oggi, al più tardi domani prima del consiglio dei ministri, potrebbe svolgersi una cabina di regia in maniera da assicurarne un passaggio più tranquillo della riforma. Tuttavia tra le forze politiche di maggioranza, dopo la presentazione delle linee guida dell'intervento fatta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia martedì sera alle delegazioni dei partiti, le tensioni sembrano essersi attenuate.

Sul blocco al reingresso in magistratura dopo lo svolgimento di una carica elettiva, sulla impossibilità di fare coesistere funzioni giurisdizionali e mandato politico, su una rigida predeterminazione delle condizioni per la presentazione delle candidature da parte dei magistrati, il consenso è ampio e trasversale (i 5 Stelle vi vedono ribadita la linea cristallizzata nel ddl Bonafede, il Pd si preoccupa della tenuta costituzionale delle misure, ma non ha obiezioni di fondo, come pure la Lega).

Per quanto riguarda il sistema elettorale, il fatto che il sistema che si sta profilando sia in larga parte maggioritario, sia pure con correttivi, il meno gradito alla magistratura (almeno a quella che si è espressa nel referendum di pochi giorni fa indetto dall'Anm) è un elemento per farlo invece apprezzare dalla politica. Da valutare sarà naturalmente la sua efficacia nel limitare le intese dei gruppi organizzati nel selezionare le candidature.

Il sorteggio, che pure una quota assai significativa (circa il 40%) dei votanti al referendum Anm ha dimostrato di preferire, sarà verosimilmente previsto solo nel caso di mancato raggiungimento di un numero minimo di candidati e per assicurare la rappresentanza di genere. A questo proposito ieri il ministero della Giustizia, in occasione dell'anniversario, 9 febbraio 1963, dell'ingresso delle donne in magistratura ha diffuso una serie di dati dai quali emerge come le donne sono ora la maggioranza.

Su un totale di 9.624 magistrati in servizio, 5.308, il 55%, sono donne contro i 4.316 ruoli ricoperti da uomini. Una prevalenza che non si riflette però sulla presenza ai vertici degli uffici giudiziari. Nei ruoli giudicanti (totale 247) solo il 32% ricopre posizioni apicali contro il 68% degli uomini. Stessi risultati nel semi-direttivo dove la percentuale è pari al 48% dei ruoli occupati da donne contro il 52% di quelli maschili.

Stesso discorso vale per i magistrati requirenti (totale 176): solo il 22% delle donne ha posizioni di vertice contro il 78% degli uomini. Sulla riforma le acque restano però agitate all'interno della magistratura. Con l'Anm messa sotto accusa da Magistratura Democratica per l'inerzia nel non avere proposto alla ministra soluzioni alternative a quella che sta prendendo piede, valorizzando invece l'esito del referendum che aveva visto una larghissima maggioranza esprimersi per il proporzionale. Md scrive espressamente di "crisi dei sistemi di rappresentanza" che rischia di travolgere anche l'Associazione magistrati.

A luglio sono in programma le elezioni perii rinnovo del Csm, ma a rendere ulteriormente straordinaria questa stagione di nomine ai vertici delle Procure in carico a questa consiliatura ieri si è aggiunta l'apertura della procedura per la sostituzione del Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, in pensione dal io luglio. Va ad aggiungersi all'individuazione del nuovo Procuratore antimafia e dei nuovi capi delle Procure di Milano e Palermo.