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di Anna Maria Greco


Il Giornale, 10 febbraio 2022

 

Domani il testo in Cdm, però manca l'intesa sull'elezione del Csm e sulle "porte girevoli". Il testo ancora non c'è, ma Marta Cartabia cerca di mettere tutti d'accordo e portare la sua riforma della giustizia domani in Consiglio dei ministri. Teme, però, che gli emendamenti al disegno di legge del suo predecessore Alfonso Bonafede si impantanino nei lavori parlamentari.

Per questo, la Cartabia ha incontrato i rappresentanti dei partiti e illustrato soprattutto le proposte sui due punti più delicati: riforma elettorale del Csm e "porte girevoli" tra magistratura e politica. Sull'iter incombe il referendum di Radicali e Lega che, se il 15 avrà l'ok della Consulta, potrebbe tenersi in primavera. Ed Emma Bonino di +Europa avverte: "Non penso che con tutta la sua buona volontà la ministra Cartabia troverà in Parlamento una maggioranza sulla riforma".

A settembre scade l'attuale Csm, investito dallo scandalo Palamara, e le elezioni dovrebbero tenersi a luglio al massimo a fine estate, ma è urgente farle con le nuove regole. Il 16 febbraio la Commissione giustizia della Camera ha già fissato un confronto sulla riforma della giustizia e attende gli emendamenti della Guardasigilli.

Dalle anticipazioni si sa che la Cartabia punta per il sistema elettorale dei togati del Csm su un maggioritario binominale con una quota proporzionale, per assicurare seggi a candidati fuori dalle correnti. Lega e Forza Italia sostengono invece il sorteggio "temperato": l'estrazione di una rosa di candidati tra i quali eleggere i consiglieri. Ma la ministra lo considera in contrasto con la Costituzione e con la sua soluzione viene incontro ai magistrati che, nel referendum consultivo dell'Anm, si sono espressi in maggioranza contro il proporzionale.

Dopo l'incontro con la Guardasigilli, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani però ribadisce: "Chiediamo il sorteggio, stiamo ancora discutendo e ci auguriamo che il governo adotti le soluzioni da noi richieste, per avere una magistratura più indipendente e un Csm che tuteli la magistratura senza eccessiva politicizzazione". Perplesso anche Pierantonio Zanettin, capogruppo di Fi in Commissione Giustizia della Camera: "Mi sembra un sistema che di fatto ripropone le liste. Sulle porte girevoli la ministra ci ha detto che è contraria a che i magistrati eletti tornino nella giurisdizione, che era una delle cose che chiedevamo ed è disponibile a ragionare sul nostro emendamento sulla separazione delle funzioni, per il passaggio tra giudici e pm una volta nella carriera".

I dubbi ci sono anche nella Lega. Stefano Cavanna, laico del Csm in quota Carroccio spiega al Giornale: "Non esiste sistema elettorale che smantelli davvero le correnti se non il sorteggio temperato. Affidare al caso la scelta dei togati è triste e forse pericoloso, ma siamo in emergenza. Per una riforma vera e non di facciata ci vogliono coraggio e risorse per personale e mezzi".

Enrico Costa, spiega che Azione "ha detto alla Cartabia che non è scontato il sì". Più del sistema elettorale, dice al Giornale, sono "importanti valutazioni professionali oggettive, per impedire il potere correntizio sulle nomine". Quanto alle "porte girevoli", cavallo di battaglia dei 5S, nota: "La chiusura vale solo per gli eletti, ma un magistrato potrà fare l'assessore regionale o il ministro e tornare a fare il pm".