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di Nicoletta Tempera


Il Resto del Carlino, 6 febbraio 2022

 

Adil Ammani, marocchino di 31 anni, era nel suo letto. Disposta l'autopsia per chiarire le cause del decesso. Un altro detenuto è stato trovato morto, venerdì mattina, nel suo letto alla Dozza. A scoprire il corpo di Adil Ammani, 31 anni, marocchino, è stato il suo compagno di cella, che ha dato subito l'allarme al personale della penitenziaria. Per il ragazzo, detenuto al padiglione penale per scontare un cumulo di pene legate a reati di spaccio, con fine pena nel 2026, che dopo aver lavorato per un po' nelle cucine della Dozza aveva iniziato un corso da metalmeccanico, non c'era però più niente da fare. Del decesso è stato subito informato il magistrato di turno e verrà effettuata l'autopsia, per stabilire le cause della morte del trentunenne. L'ipotesi è un malore: c'è da chiarire se dovuto a cause naturali o indotto dall'assunzione di sostanze o farmaci, di cui tra le mura della Dozza, come più volte ribadito, c'è un mercato illegale fiorente. E lo stesso Ammani, che era arrivato da poco dal carcere di Parma, lo scorso 31 dicembre era finito in ospedale, a seguito di un'overdose, assieme a un altro detenuto.

Appena una manciata di mesi fa, a novembre, era stato trovato morto, inoltre, in analoghe circostanze, Fateh Daas, algerino di 42 anni. Fateh era detenuto al secondo piano giudiziario da appena un mese, quando, una mattina, non si era più svegliato. Dall'autopsia è emerso che, prima di addormentarsi per l'ultima volta, Fateh aveva assunto un mix di farmaci.

"Alla Dozza c'è un mercato illegale ricchissimo di farmaci, distillati alcolici autoprodotti e droghe - denuncia il sindacato Sinappe. Crediamo di sbagliare poco dicendo che anche la morte di Ammani è legata a questo contesto, dove si fa un uso 'ludico' dei farmaci. Il ragazzo era stato salvato un mese fa, portato d'urgenza in ospedale per un'overdose. Adesso, purtroppo, non siamo arrivati in tempo. La situazione in carcere è drammatica. Due morti in quattro mesi devono essere un segnale, per capire che è il momento di ripensare la gestione di soggetti fragili, con dipendenze importanti, che non possono essere affidati soltanto alla buona volontà degli agenti della penitenziaria, in una struttura dove la carenza di personale, in particolare di educatori, è endemica. Lo stesso presidente Mattarella ha ricordato che 'Dignità è un paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti'. Qui non c'è dignità".

"Questo ennesimo episodio dimostra come sia urgente e necessaria una riforma strutturale del sistema penitenziario - ha aggiunto il segretario del Sappe Giovanni Battista Durante -: bisogna tornare alla sanità penitenziaria per avere un maggior controllo dello stato di salute dei detenuti. Bisogna assumere più personale di polizia penitenziaria, per garantire maggiore sicurezza. E bisogna riportare il disagio psichiatrico nelle strutture adeguate dove poterlo trattare".