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di Roberto Saviano


Corriere della Sera, 30 gennaio 2022

 

Il più grande procedimento contro la mafia della storia occidentale: da Buscetta alle storie più bizzarre, un'avventura di conoscenza e di coscienza in 10 puntate.

Realizzare un podcast sul Maxiprocesso di Palermo ha significato entrare nella sceneggiatura del reale più paradossale, nello spazio simbolico più radicale, il più grande processo contro la mafia della storia occidentale, l'inizio di tutto. Il disvelamento di un'organizzazione prima considerata "ipotetica", segnalata come esagerazione politica, da tutti conosciuta ma pubblicamente disconosciuta e rinnegata. E poi i politici che avevano garantito la revisione della sentenza che vengono ammazzati e i procuratori che l'avevano ispirato e creato, Falcone e Borsellino, che in quei giorni iniziano a morire.

Durò dal 10 febbraio 1986, giorno in cui iniziò in primo grado, e si concluse il 30 gennaio 1992, giorno della sentenza in Cassazione. Prima dell'inizio del processo Cosa Nostra aveva ucciso i magistrati Cesare Terranova, Rocco Chinnici, Ciaccio Montalto, Gaetano Costa. Dodici magistrati si rifiutarono di presiedere la Corte d'Assise prima che accettasse con coraggio Alfonso Giordano che è uno dei principali protagonisti del podcast, la sua voce dolce e i suoi modi attenti sono la trama della riuscita del processo. Giordano riuscì a condurre un processo equo in una situazione di continuo sabotaggio e di pressione mediatica incredibile, riuscì a condurlo senza che vi fosse il dubbio di una sentenza già scritta ma anzi con la continua ricerca di prove, confronti, disponibilità all'ascolto.

Abbiamo voluto chiamare il progetto: "Maxi - Storia del processo che ha sconfitto la mafia", prodotto da Audible Original, scritto da me e in collaborazione con Massimiliano Coccia; la regia è di Niccolò Martìn, con la sigla originale di Fulminacci e i materiali di archivio di Radio Radicale. Dieci puntate in cui proviamo a portare chi deciderà di ascoltarci dentro un processo che sarà un'incredibile avventura di conoscenza e coscienza. L'aula bunker costruita appositamente per il processo, chiamata l'astronave e impenetrabile ad eventuali bombardamenti dall'esterno. Buscetta il padrino che dà le chiavi semantiche per comprendere l'organizzazione, che parla protetto da una gabbia di vetri anti-proiettili perché era arrivata una soffiata che mafiosi vestiti da carabinieri o guardie carcerarie infedeli avrebbero potuto ucciderlo mentre testimoniava.

Il confronto tra Buscetta e Calò ha un sapore epico dove il primo smonta il tentativo del secondo di far passare la scelta di collaborazione come un'operazione de relato, cioè basata solo su fatti ascoltati e non sostenuti da prove e indizi; poi il trafficante di eroina di Singapore Ko bah Kin essenziale per comprendere le dinamiche del narcotraffico di Cosa Nostra, che incredibilmente non viene tradotto ma compreso nel suo italiano claudicante, a differenza del pentito Totuccio Contorno che parla un siciliano strettissimo per cui necessita traduzione.

Ma non finiscono qui le storie bizzarre e feroci del Maxi. Proprio il più ignorante e considerato bifolco dei soldati di mafia, Contorno, ha come soprannome "Coriolano della Floresta", il protagonista di un libro, "I Beati Paoli", che Cosa Nostra aveva eletto a proprio testo di riferimento, letto e regalato a in carcere, dato agli affiliati. E poi Lucianeddu Liggio che ne uscirà assolto e per questo si tormenterà per tutta la vita.

Nel podcast ci sono voci "interne" al maxi processo, quelle di Giuseppe Ayala e Pietro Grasso, il primo pubblica accusa, il secondo giudice a latere del maxiprocesso. Guideranno il lettore ni vari gironi di quell'esperienza irripetibile. Falcone e Borsellino non ci sono nel dibattimento. Falcone era il giudice istruttore (ruolo adesso cassato) e quindi non poteva essere presente ma l'anima del pool antimafia di Caponnetto è tutta Appare incredibile immaginare che fino a quel momento in tanti ancora tergiversavano sull'esistenza stessa di un'organizzazione criminale capace di penetrare in profondità nel tessuto economico, sociale e politico del Paese.

Il lavoro inquirente portato avanti con rigore da Giovanni Falcone riuscì a ricostruire in modo magistrale decenni di dominio di Cosa Nostra, seguendo i flussi di denaro, le rotte della droga che si univano a quelle del contrabbando, riuscì a ribaltare il paradigma esistente fino a quel momento, convincendo le istituzioni e l'opinione pubblica che quella lotta senza quartiere riguardava il futuro del nostro Paese. La vittoria fu costruita udienza dopo udienza, interrogatorio dopo interrogatorio. La sentenza fu durissima: 19 ergastoli, pene per un totale di 2.665 anni di reclusione.

Questo podcast vuole essere un omaggio a un momento fondamentale della nostra storia che incredibilmente si è perduto nel confuso rumore di fondo. E invece si tratta della più grande vittoria contro un'organizzazione criminale attuata per mezzo del diritto. Uno dei rari momenti in cui la giustizia e le istituzioni (o meglio una parte di esse) hanno coinciso.

Ascolta il trailer del podcast: https://widget.spreaker.com/player?episode_key=ytr3JpuJtUA