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ildolomiti.it, 30 gennaio 2022


I problemi del carcere raccontati dalla Garante dei detenuti al Rotary club Trento. Antonia Menghini ha spiegato quali problemi sta vivendo la casa circondariale di Spini compreso il tragico tema dei suicidi a quello del fine pena. Durante il settimanale incontro del Rotary Club Trento ha ricordato che "un giorno, un detenuto in uscita mi ha detto sconvolto: ho paura di ritrovarmi di fronte a tanta libertà"

Quasi 300 detenuti a fronte di 240 previsti ma nel 2015 erano arrivati ad essere, mediamente anche 330. Questi numeri che raccontano di una flessione ma che dimostrano come sia tuttora in atto un sovraffollamento, si riferiscono al carcere di Trento.

Lunedì 17gennaio, infatti, il Rotary Club Trento, guidato dal presidente Matteo Sartori, unitamente al Rotaract di Trento, presieduto da Jessica de Ponto, hanno avuto quale relatrice, nell'ambito degli incontri settimanali organizzati dall'ente, la professoressa Antonia Menghini, professoressa di diritto penale alla Facoltà di Giurisprudenza di Trento (con svariati incarichi scientifici nell'ambito dell'attività da lei svolta) e autrice di numerose pubblicazioni. Dal 2017 è la "Garante dei diritti dei detenuti della Provincia Autonoma di Trento" ed in tale veste è intervenuta con una relazione dal titolo "Carcere e Coronavirus".

Tema estremamente complesso e importante, anche a causa delle annose problematiche che affliggono la situazione carceraria italiana, affetta da un "cronico e strutturale sovraffollamento", che è stato pesantemente condannato dalla Corte di Strasburgo per la prima volta nel 2013, per "violazione della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo per trattamento disumano e degradante". Riguardo alla Casa Circondariale di Spini di Gardolo, come detto, al 31 dicembre 2021 vi erano 299 detenuti su 240 previsti: 27 donne e 272 uomini. Nel 2015 erano mediamente 330. La flessione, che comunque vede ancora un sovraffollamento, è dovuta ad un lavoro davvero importante svolto dalla magistratura di sorveglianza, con l'applicazione di misure alternative come la detenzione domiciliare, soprattutto in questo periodo di pandemia.

La Casa Circondariale di Spini di Gardolo, dopo svariati avvicendamenti, è diretta da Annarita Nuzzaci, alla quale dal 2019 è stata assegnata anche la direzione della Casa Circondariale di Bolzano. Incarichi molto gravosi da svolgere contemporaneamente. Circostanza che ha reso e rende oggettivamente molto complesso lo svolgimento di una progettualità di lungo periodo. Sottodimensionata risulta essere a Spini di Gardolo in particolare l'area educativa, il personale di polizia penitenziaria (ruolo estremamente importante) e l'organico dei medici, soprattutto nel periodo di pandemia.

Non è stato inoltre attivato il cosiddetto Centro Diurno per persone affette da disagio psichico, dove possano essere seguite non solo sotto il profilo medico, ma anche con un affiancamento in senso più ampio. La relatrice ha poi evidenziato che particolarmente pesanti sono state per i detenuti, sempre a causa del virus, le sospensioni dei colloqui in presenza, le visite dei familiari a causa delle zone rosse e la sospensione dei trasferimenti in carceri più vicini alle famiglie, come previsto dalle normative (disposizione revocata solo nell'agosto del 2021). In questo contesto, le già limitate libertà delle persone detenute si sono notevolmente ristrette.

Quanto sopra ha portato all'accentuarsi di episodi di maggiore insofferenza e di maggiore autolesionismo, riconducibili al conseguente crescente disagio psichico dei detenuti. In alcuni casi si sono verificati anche veri e propri scontri, ma non a Trento. Antonia Menghini ha poi toccato il tragico tema dei suicidi in carcere. Ha ricordato che è necessario attivarsi al massimo, per intercettare per tempo le motivazioni che possono portare a quel gesto estremo, al fine di scongiurarlo. E ancora il delicato tema del fine pena, soprattutto per chi non ha riferimenti sul territorio e che quindi si trova, una volta liberato, da un giorno all'altro, da solo, per la strada. "Un giorno, un detenuto in uscita", ha raccontato la relatrice "mi ha detto sconvolto: ho paura di ritrovarmi di fronte a tanta libertà". L'esaustiva relazione della Prof.ssa Menghini, davvero molto professionale, ma al tempo stesso anche molto umana, ha trovato grande consenso fra i presenti.