sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Jacopo Storni


Corriere Fiorentino, 30 gennaio 2022

 

Lo sdegno generale: "Qualcosa deve cambiare. Nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, può essere concesso il permesso di recarsi in visita". All'indomani del caso sollevato dall'associazione Pantagruel attraverso il Corriere Fiorentino, è unanime il coro di indignazione per la vicenda accaduta lo scorso settembre.

A partire dall'associazione Ristretti Orizzonti: "Storie di permessi arrivati troppo tardi ne ho viste tante - ha detto Ornella Favero, coordinatrice dell'associazione - Io immagino che sia difficile per un magistrato di sorveglianza mettere insieme l'umana pietà con la sicurezza dei cittadini, e dare risposte in tempi rapidi, ma qualcosa deve cambiare, qualcosa bisogna fare perché non si arrivi tragicamente tardi, e perché lo Stato riesca a mostrare, anche a chi ha fatto del male, un volto più mite e attento ai bisogni di tutti. Perché solo così si disinnesca la rabbia nelle carceri, e si applica la Costituzione".

Tanto più che, ricorda Favero, il diritto è garantito dall'articolo 30 dell'ordinamento giudiziario, secondo cui "nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati può essere concesso dal magistrato di sorveglianza il permesso di recarsi a visitare, con le cautele previste dal regolamento, l'infermo".

Sul tema interviene anche il cappellano di Sollicciano don Vincenzo Russo: "Un fatto deprimente, un episodio che descrive molto bene il clima di abbandono e superficialità che si vive a Sollicciano". E ancora Massimo Lensi dell'associazione Progetto Firenze: "Il permesso a questo detenuto gli andava concesso subito, su questo non ci piove, questa è una delle tante brutte storie a cui siamo abituati all'interno del mondo del carcere, che però sembra interessare a quasi nessuno".

Secondo Lensi, "è pertanto necessario potenziare la magistratura di sorveglianza, l'area educativa e le sezioni amministrative del carcere affinché siano snelliti passaggi burocratici e affinché problemi come questo non si verifichino più". "L'impressione che si ricava parlando con i detenuti - ha infine aggiunto Alessio Scandurra dell'associazione Antigone - è che purtroppo questo caso non sia affatto una eccezione. Questi episodi sono figli di un atteggiamento che sconta una burocrazia eccessiva, non tanto dall'accanimento del tribunale di sorveglianza".