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di Giulia Merlo


Il Domani, 14 dicembre 2021

 

La prima conferenza dei ministri del semestre italiano è dedicata alla giustizia riparativa. La ministra Marta Cartabia: "Non è uno strumento di clemenza, ma è una giustizia che aiuta il trasgressore ad assumersi la sua responsabilità nei confronti della vittima e nei confronti della comunità, attraverso l'incontro e il dialogo"

È cominciato a Venezia il vertice dei ministri della Giustizia degli Stati membri del Consiglio d'Europa e la prima conferenza dei ministri del semestre di Presidenza italiana sarà dedicata alla giustizia riparativa. L'evento si pone l'obiettivo di fare avanzare il dibattito sulla giustizia riparativa in materia penale all'interno del Consiglio d'Europa, sulla base dell'analisi di dati provenienti da fonti europee e internazionali e tenendo conto delle migliori esperienze pratiche realizzate negli Stati membri.

Il discorso di Cartabia - La guardasigilli, Marta Cartabia, ha sottolineato la scelta di questo tema: "Il mio Paese ha deciso di richiamare l'attenzione dei Ministri della Giustizia degli Stati membri sulla giustizia riparativa in quello che è un momento cruciale e particolarmente fruttuoso per l'Italia in termini di riforme del sistema della giustizia penale".

Cartabia, che per storia professionale è da sempre sensibile ai temi legati al carcere, ha ricordato che "le istituzioni pubbliche hanno il dovere di prevedere ed offrire ai condannati, soprattutto ai giovani condannati, una seconda possibilità per poi provvedere al loro reinserimento sociale. Attuando infine le nostre politiche in materia di giustizia riparativa siamo convinti di contribuire alla diffusione di una cultura di risoluzione del conflitto e di riconciliazione a beneficio di tutti".

Non è clemenza - La ministra ha sottolineato che la giustizia riparativa non è uno "strumento di clemenza".

La giustizia riparativa "è una giustizia che aiuta il trasgressore ad assumersi la sua responsabilità nei confronti della vittima e nei confronti della comunità, attraverso l'incontro e il dialogo. Verità, responsabilità, incontro, dialogo, e ancora: percorso, cammino, mediazione sono le parole che fanno parte della cultura della giustizia riparativa". Il programma dei lavori prevede tre sessioni: una sulla "giustizia riparativa e giovani", una su "giustizia riparativa come complemento di quella penale" e infine una sulla "formazione specifica". Durante la conferenza portano la loro testimonianza sul percorso di giustizia riparativa vissuto nel Sud Africa dell'Apartheid Albie Sachs, ex giudice della Corte costituzionale, e Pumla Gobodo Madikizela, professoressa e docente dell'Università di Stellenbosch.

 

I guardasigilli europei: più giustizia riparativa per frenare l'odio (Avvenire)

 

La giustizia riparativa in Italia è già una realtà, con - 80 progetti attivi (41 per minori, gli altri per adulti) e 6mila persone coinvolte nel 2019. Il più importante riguarda a Firenze 100 persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Una spinta ulteriore arriverà dalla riforma del processo penale, diventata legge a settembre. Ma anche l'Europa potrebbe valorizzare ancor di più questo strumento. Ne stanno discutendo a Venezia, ieri e oggi, i ministri della Giustizia dei Paesi aderenti al Consiglio d'Europa.

Di fronte alle 40 delegazioni presenti, la presidenza italiana conta di concludere in giornata i lavori con l'approvazione di una "Dichiarazione" che spinga gli Stati membri a una più estesa applicazione dell'istituto della giustizia riparativa: "Non è un atto di clemenza", sottolineala ministra della Giustizia Marta Cartabia, ma "aiuta il trasgressore ad assumersi la propria responsabilità nei confronti della vittima e della comunità, attraverso l'incontro e il dialogo".

Non solo: nelle nostre società conflittuali, considera la Guardasigilli, aiuta a "domare la rabbia della violenza", a fermare "l'inasprimento dell'odio" e a ricostruire "legami tra i cittadini". L'esperienza più significativa arriva dal Sudafrica, con la Commissione Verità e riconciliazione (istituita nel 1996 dopo la fine dell'apartheid) per ricostruire crimini e violazioni dei diritti umani. Toccante la testimonianza di Albie Sachs, ex giudice della Corte costituzionale, che ha perso un braccio e un occhio per un'autobomba. Sachs ha rievocato l'incontro con l'attentatore e di come sia riuscito a stringergli la mano, dopo che questi aveva ammesso le sue responsabilità.