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La Repubblica, 23 novembre 2021


Il giornalista investigativo sotto processo per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione e per il suo attivismo. È accusato di reati informatici, "diffusione di notizie false" e "uso di un profilo social per commettere reati".

Quarantasei Ong hanno chiesto alle autorità egiziane di porre fine alla persecuzione di Hossam Bahgat, noto difensore dei diritti umani e giornalista investigativo, attualmente sotto processo solo per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione e per il suo attivismo in favore dei diritti umani. Bahgat, direttore e fondatore dell'Iniziativa egiziana per i diritti personali, è accusato, ai sensi del codice penale e della legge sui reati informatici del 2018, di "insulto alla Commissione elettorale", "diffusione di notizie false" e "uso di un profilo social per commettere detti reati" per aver espresso critiche su Twitter riguardo allo svolgimento delle elezioni parlamentari. Il verdetto sarà reso noto il 29 novembre. Bahgat rischia fino a tre anni di carcere e una multa equivalente a quasi 20.000 euro.

Il divieto di viaggiare e il congelamento dei beni. Questa è solo l'ultima di una serie di persecuzioni subite da Bahgat negli ultimi anni. Nel 2015 è stato tenuto in stato d'arresto per tre giorni con l'accusa di "diffusione di notizie false", dopo che il portale indipendente Mada Masr aveva pubblicato un suo servizio sui processi in corte marziale contro un gruppo di militari accusato di aver complottato per rovesciare il governo. Nel 2016 le autorità egiziane gli hanno imposto un arbitrario divieto di viaggio e hanno congelato i suoi beni in relazione al "caso 173", la famigerata indagine sui finanziamenti dall'estero che ha preso di mira decine di Ong. Nel luglio 2021, uno dei giudici del "caso 173" lo ha interrogato sulla base di una relazione segreta dell'Agenzia per la sicurezza nazionale e lo ha accusato di incitamento contro le istituzioni dello stato.

"Le accuse infondate di terrorismo". Se gli sviluppi nel "caso 173" hanno visto chiudere le indagini nei confronti di 75 Ong e 220 attivisti e impiegati, la parte che riguarda Bahgat e l'Iniziativa egiziana per i diritti personali resta aperta. Per di più, nel novembre 2020, tre dirigenti dell'Iniziativa egiziana per i diritti personali - Gasser Abdel-Razek, Karim Ennarah e Mohamed Basheer - sono stati arrestati e detenuti per parecchi giorni per infondate accuse di terrorismo, dopo che avevano discusso sulla crisi dei diritti umani in Egitto con un gruppo di diplomatici europei. Nonostante siano stati scarcerati a seguito di una grande mobilitazione internazionale, nei loro confronti restano in vigore il divieto di viaggio e il congelamento dei beni. Il caso di Patrick Zaki. Un importante ricercatore dell'Iniziativa egiziana per i diritti personali, Patrick Zaki, è stato arrestato nel febbraio 2020 all'aeroporto del Cairo, dove era arrivato da Bologna, la città in cui studiava. Dopo 19 mesi di detenzione preventiva, è stato rinviato a giudizio per l'infondata accusa di "diffusione di notizie false". La prossima udienza del processo, di fronte a un tribunale d'emergenza, è prevista il 7 dicembre.