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di Nicoletta Tempera


Il Resto del Carlino, 21 novembre 2021

 

Il magistrato dispone l'autopsia. Fateh Daas, 42 anni, era al secondo piano del padiglione giudiziario. È stato il compagno di cella, ieri mattina alle 9,30, ad accorgersi che non respirava più e dare l'allarme alla penitenziaria. Fateh Daas aveva 42 anni. Algerino, era detenuto al secondo piano giudiziario dal 10 ottobre scorso per spaccio, in attesa di primo giudizio.

E la morte, stando alle prime indiscrezioni, sarebbe avvenuta a causa di un malore che lo ha colto nel sonno. Ma per fugare ogni dubbio verrà comunque effettuata l'autopsia. In un primo momento, infatti, si è sospettato si potesse trattare anche di un suicidio o di un malore legato all'assunzione di qualche tipo di sostanza.

Come denunciano da tempo i sindacati di penitenziaria, infatti, nel padiglione dove ha trovato la morte Fateh, oltre alla abitudine di alcuni detenuti di distillare artigianalmente una sorta di grappa, molto pericolosa, gira anche della sostanza stupefacente. Pochi giorni fa è stato trovato dell'hashish all'interno della cinta muraria del carcere.

Un po' di settimane prima, addirittura, una palla di eroina. E poco dopo, un altro detenuto era finito in overdose ed era stato salvato all'ultimo momento dall'intervento tempestivo degli agenti del reparto infermeria. Una situazione difficile, in un reparto dove è altissima la concentrazione di detenuti con dipendenze, sia da droghe che da alcol. L'ultimo allarme, importato dai detenuti sudamericani, è lo sniffing: ma tra le mura della Dozza, in mancanza di colla, ad essere sniffato è il gas dei bomboloni utilizzati in cella per cucinare.