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di Giuliano Foschini


La Repubblica, 28 ottobre 2021

 

"Fatti concreti per avere giustizia, chiedete all'Egitto i domicili dei quattro agenti". Paola e Claudio Regeni parlano alla sottocommissione Diritti umani esortando all'Europa di assumersi le proprie responsabilità: "Se davvero tenete a Giulio permettete all'Italia di celebrare un giusto processo". "Molte parole. Poche azioni concrete: se davvero tenete a Giulio, come Giulio teneva a voi, chiedete all'Egitto i domicili dei quattro agenti: permettete all'Italia di celebrare un giusto processo". Con la limpidezza delle parole che li contraddistingue, Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, hanno chiesto al Parlamento europeo, intervenendo alla sottocommissione dei Diritti umani, di assumersi le proprie responsabilità. Lo hanno fatto parlando in pubblico per la prima volta dopo la decisione della Corte di Assise di Roma di mettere in stand by il processo ai quattro agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano, accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel febbraio del 2016. "In questi anni ci avete spesso espresso solidarietà, votato risoluzioni - ha detto la signora Paola ai parlamentari- Ma ora vi chiediamo la vostra vicinanza e il vostro aiuto con fatti concreti".

"Fino a questo momento abbiamo ascoltato molte parole, ma ci sembra che nessun gesto sia stato compiuto" le ha fatto eco il marito, Claudio. "Noi stessi abbiamo fatto un esposto contro il governo italiano per violazione alla legge 185/90 che vieta la vendita di armi ai Paesi che non violano i diritti umani. Questo non viene rispettato praticamente da nessuna nazione europea e anche extra-europea. Nonostante esista, in questo senso, anche una risoluzione di questo Parlamento".

Cosa servirebbe, subito, per poter permettere all'Italia di processare i quattro imputati del sequestro, le torture e l'omicidio di Giulio lo ha spiegato il legale della famiglia, l'avvocato Alessandra Ballerini. "Quello che noi chiediamo agli ambasciatori, alle istituzioni e al Parlamento è di fare tutte le pressioni che possono fare, in ogni singolo incontro con le autorità egiziane per avere le elezioni di domicilio. Il processo ha avuto una battuta d'arresto ma non può essere definitiva. Servono quegli indirizzi ed è necessario subordinare alla richiesta qualunque altro affare. Non c'è affare che possa tenere di fronte all'impunità per chi sequestra, tortura, e uccide un cittadino europeo". "Giulio - ha spiegato Claudio, il papà - era un cittadino europeo, che amava l'Europa e credeva nell'Europa. Era al Cairo per una ricerca, lavorava come ricercatore dell'Università di Cambridge. Ci sono 260 pagine di autopsia che raccontano cosa ha subito: è la testimonianza più grande che possiamo offrire del non rispetto dei diritti umani".