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di Liana Milella


La Repubblica, 16 ottobre 2021

 

Il messaggio del Capo dello Stato al presidente Santalucia: "Vitale il confronto con le istituzioni". La Guardasigilli Cartabia: "La riforma del Csm prima del rinnovo del Consiglio". Il vice presidente del Csm Ermini: "Siamo ai limiti, riforma tassativa e urgente".

L'Anm, l'Associazione nazionale magistrati, per un pomeriggio torna protagonista del dibattito sulla giustizia. Alla sua riflessione dà un titolo impegnativo - "Le ragioni del diritto" - proprio in giorni difficilissimi in cui la via del diritto sembra smarrirsi nella contrapposizione, anche violenta, degli interessi di parte. E se il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia dice subito che le toghe sono pronte "al confronto aperto e approfondito, senza arroccamenti pregiudiziali, perché noi non amiamo gli slogan e le trite formule", è dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che arrivano tre messaggi molto precisi. Il primo: "La magistratura ha bisogno di un profondo processo riformatore, e anche di una rigenerazione etica e culturale".

Il secondo: "La sua indipendenza è un elemento cardine della nostra società democratica e si fonda sull'alto livello di preparazione professionale, che va accompagnata dalla trasparenza delle condotte personali e dalla comprensibilità dell'azione giudiziaria". Il terzo: "Particolarmente in questo suo difficile momento, la magistratura deve saper svolgere la propria funzione in un'interrelazione continua con il contesto socio-culturale nel quale opera perché nel nostro sistema costituzionale, anche per la funzione giudiziaria, è vitale il confronto costruttivo con le istituzioni della Repubblica".

È un breve messaggio quello che Mattarella invia all'Anm, nel giorno in cui il sindacato dei giudici rilancia la sua rivista - "La magistratura" che sarà diretta da Cecilia Bernardo - che per la prima volta sarà disponibile online. Un modo per parlare a tutti gli iscritti, oltre settemila rispetto alle ormai quasi 10mila toghe italiane. E certo non è casuale che il capo dello Stato, nonché presidente del Csm, affronti tre nodi determinanti per la tenuta istituzionale del terzo potere dello Stato. Innanzitutto la credibilità dei giudici, dopo gli scossoni giunti dal caso Palamara, che ha coinvolto anche l'attuale Csm. Quindi sono inevitabili non solo "un processo riformatore", ma anche "una rigenerazione etica e culturale", che impegni ogni magistrato preso singolarmente nel suo lavoro quotidiano. Chi giudica dovrà non solo essere professionalmente all'altezza del difficile compito che dovrà svolgere ogni giorno, ma dovrà anche vivere comportandosi di conseguenza. Né potrà ignorare che il giudice non è una monade, ma vive in un contesto istituzionale di cui dovrà tenere conto.

E qui il presidente Santalucia, richiama la Costituzione. Lo fa in un brevissimo passaggio - "Occorre guardare alla Costituzione che, vieppiù nei momenti di confusione, assicura una guida sicura" - che richiama però tutti i suoi colleghi al rispetto della Carta. Pagine su cui, forse, non si riflette abbastanza, soprattutto in tempi di referendum. Qui Santalucia dà voce al suo disagio. Dice così: "Abbiamo sperimentato quanto sia difficile introdurre nel dibattito pubblico spunti critici al programma referendario: scatta immediatamente una reazione polemica che identifica la critica con la chiusura corporativa alle riforme, l'argomentato dissenso con la protezione di inaccettabili e non meglio definite situazioni di privilegio". I referendum "investono la giustizia complessivamente intesa", dice il presidente dell'Anm, ma quei quesiti "non sono affare della magistratura, non toccano interessi dei singoli magistrati che possano essere latamente intesi come settoriali, di categoria". Ma proprio perché investono la magistratura nel suo complesso possono rappresentare uno spartiacque su cui la stessa magistratura s'interrompe.

Del resto, come dimostrano le voci della ministra della Giustizia Marta Cartabia e del vice presidente del Csm David Ermini, sui referendum i pareri sono discordi. Per la Guardasigilli i quesiti "lambiscono in modo solo molto marginale l'oggetto delle riforme legislative su cui il Parlamento sarà impegnato nei prossimi mesi a intervenire in tema di ordinamento giudiziario". Per Cartabia "si tratta ovviamente del legittimo esercizio di una prerogativa costituzionale". Secondo la ministra "i quesiti riguardano aspetti specifici, anche se tutt'altro che secondari, dell'ordinamento giudiziario e non si sovrappongono ai più sistematici progetti di riforma su cui anche il governo si accinge a intervenire". E dunque "i due percorsi, legislativo e referendario, procedono paralleli, ciascuno lungo i propri binari, destinati a non incrociarsi, né a ostacolarsi". Una via, per la Guardasigilli, "del tutto compatibile con la Costituzione" che "tra le forme espressive della sovranità popolare annovera, accanto alla democrazia rappresentativa, anche il referendum abrogativo".

E invece Ermini la pensa altrimenti. Eccolo mostrare tutto il suo scetticismo: "Non credo che un meditato cammino riformatore possa essere sostituito da un episodio referendario. Non mi permetto di entrare nel merito dei singoli quesiti, mi interrogo solo sull'opportunità di un'iniziativa referendaria mentre è in corso l'iter parlamentare delle riforme". E ancora: "Ho grande rispetto per l'istituto del referendum, ma resto convinto che in una democrazia rappresentativa la sede naturale per riforme condivise sia il Parlamento e non l'iniziativa referendaria che, in ragione della sua natura necessariamente abrogativa, potrebbe condurre esclusivamente a esiti parziali, non omogenei e asistematici".

Ma la scommessa, adesso, per Ermini, è quella della riforma del Csm. Ne parla diffusamente davanti alla platea dell'Anm. Anche in tono molto critico. "Lamento, a tutt'oggi, l'assenza del terzo pilastro dell'intervento riformatore, quello relativo al Consiglio superiore e all'ordinamento giudiziario. Da tempo, ormai quasi due anni, lo sto sollecitando. Direi che siamo ai limiti, e davvero spero, come deciso dalla capigruppo della Camera, che a novembre il disegno di legge di riforma possa essere discusso e votato dall'aula".

Su questo arrivano subito le garanzie di Marta Cartabia. Che parla di un intervento che "è necessario portare a termine in tempo utile in vista del rinnovo del Csm". La scadenza è quella del prossimo luglio 2022, visto che i togati dell'attuale Consiglio sono stati eletti all'inizio di luglio 2018. Mentre il Parlamento ha scelto i laici a settembre. Quindi restano una manciata di mesi per essere pronti. Ma le riforme del processo civile e penale dimostrano che il Parlamento può anche andare in fretta, anche grazie ai voti di fiducia. Cartabia, davanti alle toghe dell'Anm, non nasconde la sua soddisfazione per quanto è stato fatto finora. Ne parla così: "Un'intensa stagione di riforme è in atto nel Paese e il settore dell'amministrazione della giustizia ne è investito in pieno. Le riforme normative sono accompagnate, per la prima volta dopo tanto tempo, da significativi investimenti grazie anche ai fondi europei: un fatto da non sottovalutare perché denota la consapevolezza che la ripresa e lo sviluppo dell'Italia passa anche dalla qualità del servizio giustizia che saremo in grado di assicurare".

Ed ecco, in pillole, nelle parole di Cartabia, un mini bilancio del passato e le prospettive per il futuro: "Molto è stato già realizzato in questi primi otto mesi di intenso lavoro, in linea con le scadenze e gli impegni presi con l'Europa. Ma molti altri interventi ci impegneranno nei prossimi mesi: oltre ai decreti legislativi attuativi delle deleghe già in parte, o del tutto, approvate in Parlamento, oltre al perfezionamento del capitolo sull'insolvenza, oltre al completamento delle procedure di selezione dei giovani dell'Ufficio del processo e a molti altri interventi organizzativi, stiamo lavorando a un riordino urgente della magistratura onoraria, resa ancor più impellente anche da una procedura di infrazione aperta dalla Commissione". Un mondo, quello della magistratura onoraria, che attende con ansia di sapere quale sarà il suo destino.