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Il Resto del Carlino, 20 agosto 2021


Il consigliere Interlenghi ha visitato la struttura: "La vita non è gratis, le piccole comodità si pagano e c'è chi non può permettersele". Un paese moderno e civile si misura anche per le sue carceri. Lo sottolinea Renzo Interlenghi, consigliere comunale di opposizione, che in qualità di avvocato ha visitato la casa Circondariale di Fermo che conta una cinquantina di detenuti tra definitivi e in custodia cautelare: "Per fortuna il carcere a Fermo conta "zero contagi", sintomo di un'eccellente organizzazione socio sanitaria.

I problemi però non mancano. Nelle celle, piccole, dove vivono tre, quattro o più detenuti, lo spazio è centellinato, le distanze di sicurezza non possono essere garantite. Il caldo amplifica le difficoltà". Interlenghi ricorda che la vita del carcere non è gratis. Certamente vengono garantiti il vitto e un letto dove poter dormire ma ogni altra cosa, in carcere, si paga, sia che si tratti di un pacchetto di sigarette, che di un bagnoschiuma: "Vi è differenza tra coloro che possono vantare un reddito proveniente dall'esterno, un sostegno familiare che permette loro di avere vestiario adeguato alle stagioni e coloro che, invece, non hanno nulla di tutto ciò. Prima del Covid vi si svolgevano attività volte anche al futuro inserimento sociale: corsi di cucina, corsi di lingua, pet terapy. Oggi non è possibile incontrare de visu i propri familiari ma solo via Skype e non è semplice gestire la sala dove si possono svolgere le chiamate che avvengono in contemporanea tra più detenuti".

Interlenghi ricorda che occorre una maggiore attenzione per i detenuti che abbiano problematiche di natura psichiatrica: "A Fermo, come nel resto del sistema carcerario, mancano gli educatori. Le istituzioni locali, Provincia e Comuni potrebbero farsi carico di garantire ai detenuti sprovvisti di risorse economiche un kit di ingresso: spazzolino, dentifricio, bagnoschiuma, il cui costo è ridottissimo e se fosse ripartito nella collettività provinciale con poco risolverebbe un problema all'ingresso dei detenuti. Sarebbe un piccolo ma simbolico gesto di attenzione e solidarietà.

Inoltre si potrebbe organizzare un sistema di accoglienza all'uscita dal carcere. Molti, una volta scontata la pena, non sanno cosa fare e dove andare. Creare un meccanismo di assistenza sociale individuando un punto di riferimento che possa garantire a chi abbia pagato il conto con la società, aiuterebbe a risolvere un problema che non ha una valenza esclusivamente soggettiva ma anche e soprattutto collettiva".