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di Liana Milella


La Repubblica, 4 luglio 2021

 

L'avviso campeggia in bella evidenza nella bacheca del carcere di Secondigliano. Non è un ordine, ma un consiglio al personale della Polizia penitenziaria: "A seguito dei fatti di cronaca accaduti a Santa Maria Capua Vetere indossate abiti civili nel tragitto da e per questo istituto". Firmato Giulia Russo, la direttrice del supercarcere. Una decisione che svela quello che a Roma, tra ministero della Giustizia e direzione delle carceri, definiscono "un brutto clima".

Al punto che Carmelo Cantone, provveditore del Lazio appena incaricato di occuparsi anche della Campania, giovedì ha fatto una scelta che non ha precedenti. A tutti i direttori delle prigioni della regione ha raccomandato di dare un consiglio agli agenti per garantire la propria incolumità: "In questo momento - conferma Cantone a Repubblica - è meglio mettersi la divisa all'interno del carcere, e non andarci in giro".

Eh sì, purtroppo le immagini delle violenze contro i detenuti di Santa Maria stanno scatenando un clima ostile. Ne sono preoccupati i vertici del Dap, Dino Petralia e Roberto Tartaglia, ma la stessa ministra Marta Cartabia che ha telefonato al presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, per via degli indirizzi di casa degli agenti inquisiti resi pubblici. E Petralia e Tartaglia si stanno per rivolgere al Garante della privacy. Ma è "il brutto clima" che preoccupa. Perché c'è un dossier anti-agenti che di giorno in giorno diventa sempre più ricco.

Vediamo cosa contiene. Innanzitutto la ragione per cui si è mosso il provveditore Cantone. È successo che in zona Secondigliano più di un agente che andava al lavoro in divisa s'è visto piovere addosso degli "ortaggi" - così li chiama la nota di servizio, ma doveva trattarsi di pomodori - lanciati da persone a bordo di scooter. Non basta. Ecco, a Roma, cosa si poteva leggere ieri mattina sulla campata di un cavalcavia finché non è stato cancellato: "52 mele marce? Abbattiamo l'albero", seguito da un cerchio attraversato da una freccia, simbolo degli squatter.

Digos della polizia e Nucleo investigativo centrale della penitenziaria sono in allarme. Anche perché c'è dell'altro. Come la scritta comparsa sulla fiancata di una casa: "Non esistono le mele marce, il carcere è tortura". E poi un manifesto diffuso in Sardegna dal titolo minaccioso, "non lasciamo soli i detenuti, lasciamo sole le guardie". Seguito da un testo che al Dap hanno letto con allarme. L'invito è netto, "isoliamo le guardie".

Le motivazioni sintetiche: "I secondini hanno scelto di chiudere a chiave altre persone per uno stipendio mensile. Ogni tanto viene fuori la notizia che pestano e torturano i detenuti. Questo basta per non dargli confidenza, per isolarli e non portargli rispetto: questo è ciò che dovremmo fare quando sappiamo che uno fa il secondino. Per strada, nel palazzo di casa, al bar, al parchetto". Gruppi anarchici? La Digos segue questa pista. Ma Cartabia e il Dap si preoccupano. Al punto da dare quell'inedito consiglio, meglio andare al lavoro senza mettersi la divisa.