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di Jacopo Storni


Corriere Fiorentino, 4 luglio 2021

 

Tentativi di suicidio e ogni giorno atti di autolesionismo fra i detenuti: 700 solo nel 2020. Giovedì scorso l'ultimo tentativo di suicidio da parte di un detenuto. E ogni giorno si verificano almeno due episodi di autolesionismo (700 nel 2020). Questa è la realtà di Sollicciano, dove anche gli agenti "si sentono abbandonati" e dove nonostante i piccoli e lenti interventi strutturali è sempre emergenza, su più fronti: troppi detenuti, pochi agenti. Tanto caldo, pochi ventilatori e docce non in tutte le celle.

Ore 9 di giovedì scorso, carcere di Sollicciano. Mentre alcuni detenuti escono per l'ora d'aria e altri vanno a lavorare, lui esce dalla cella e va in bagno. Porta con sé un lenzuolo e una lametta da barba. Nessuno se ne accorge. Entra in bagno, controlla che non ci sia nessuno e si lega il lenzuolo attorno al collo. Stringe forte, vuole morire, ma non ci riesce. Allora prende la lametta, si taglia la gola. Sanguina, urla. Accorre un agente. Trova il detenuto, uno straniero di 40 anni, riverso sul pavimento. Chiama i soccorsi, il detenuto viene portato a Torregalli, dove si trova in prognosi riservata.

Ancora un tentato suicidio a Sollicciano. E ogni giorno almeno due episodi di autolesionismo. "Soltanto nel 2020 ci sono stati oltre 700 casi di autolesionismo", ha detto il garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani. C'è chi lo fa per disperazione, chi per ricattare gli agenti. Che non sempre riescono ad arginare il disagio mentale. Sono pochi, troppo pochi. Il piano penitenziario ne prevede 750, invece sono 550. Proprio ieri, gli agenti del sindacato Uil penitenziari hanno scritto alla direzione: "Il personale di polizia si sente abbandonato a se stesso, estraneo nel proprio ambiente lavorativo".

I detenuti, invece, sono molti di più rispetto alla capienza regolamentare. Ce ne potrebbero stare 490, sono invece 650. Da anni si parla di sovraffollamento, ma poco o nulla è cambiato. Ultimamente, grazie alla riapertura del reparto femminile a Pisa, molte donne sono state trasferite. Ma il reparto maschile è sempre troppo pieno.

Anche per questo il cappellano dell'istituto don Vincenzo Russo ha scritto una lettera al Corriere Fiorentino, pubblicata ieri, per dire che "di anno in anno le condizioni peggiorano senza che nessuno faccia niente". E come tutte le estati torna il problema della temperatura in cella. Quasi quaranta gradi. I ventilatori? Non ci sono per tutti.

Quanto alle risorse per migliorare Sollicciano, tre anni fa il capo dell'Amministrazione penitenziaria, in visita a Firenze, aveva promesso 3 milioni. Seguirono altri 4 milioni dalla Regione. Obiettivo: una doccia in ogni cella, nuovi tetti impermeabili anti infiltrazioni, triplicazione dei passeggi esterni, nuova cucina.

Cosa è stato fatto? Qualcosa. Le docce? Solo nel 20 per cento delle celle. I passeggi esterni? Solo 6 su 13 sono stati ampliati. La nuova cucina sì, quella c'è. E sono in corso i lavori per la ristrutturazione delle facciate, del tetto, delle caldaie. Mentre è in arrivo la gara per gli impianti di risparmio energetico. "Qualcosa è cambiato - conferma con toni positivi il garante provinciale dei detenuti Eros Cruccolini - Sono in corso interventi che porteranno benefici, tra questi la direttrice ha concesso telefonate tutti i giorni ai detenuti, e inoltre saranno realizzati 400 metri quadrati per strutture di formazione e lavoro".

E poi c'è il problema degli educatori, soltanto 5 per quasi 700 reclusi. Non ultimo, la direzione vacante del carcere, che negli ultimi anni ha visto avvicendarsi numerosi direttori. Attualmente la carica è ricoperta da Antonella Tuoni, direttrice anche dell'adiacente Gozzini. Entro autunno, fanno sapere dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dovrebbe essere nominato il nuovo direttore. Tra i candidati c'è la stessa Tuoni.