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di Michele Serra


La Repubblica, 4 luglio 2021

 

Chi si domanda come mai la questione dei diritti personali abbia assunto tanto peso politico, magari a scapito della macro-questione del lavoro, dovrebbe leggersi il manifesto dei sovranisti europei, firmato da Meloni e Salvini a nome del 40 per cento (mamma mia!) degli elettori italiani.

Questo manifesto, con parole di invidiabile chiarezza, dispone che il futuro degli europei rinneghi il disordine imposto da un imprecisato radicalismo delle élite, e ritorni all'ordine già indicato dal fascismo e qui riverniciato come "valori tradizionali": Dio, Patria, Famiglia, che non sono esattamente new entry. Il Dio dei cristiani, la Nazione senza contaminazioni "mondialiste", la famiglia tradizionale contrapposta a ogni altro genere di con-fusione. Chi non rientra nel triplice assetto, non rompa le scatole. Se gli va bene, rimarrà zitto e buono nel suo angolino. Se si ribella, verrà tacciato di "attività antipatriottiche" e finirà nei guai.

A parte lo spavento che molteplici minoranze (religiose, politiche, sessuali) sono legittimate a provare, visti i precedenti novecenteschi e le attuali cose turche, ungheresi e polacche, è evidente che questo è uno scontro che investe in pieno la società nel suo complesso: dunque le maggioranze. È lo scontro tra la democrazia così come la intendiamo, e un modello autoritario che pretende di escludere ciò che non è conforme. Così come il fascismo, il neofascismo sovranista, quando parla di lavoro, può perfino dire qualcosa "di sinistra". Ma quando parla della vita delle persone, divide in modo drastico, drammatico. E ci aiuta a capire meglio perché a sinistra si parla tanto della libertà delle persone.