sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giovanna Casadio


La Repubblica, 4 luglio 2021

 

Dopo che i renziani si sono smarcati dai giallorossi proponendo di stralciare la definizione di identità di genere, di fatto in Senato la legge contro l'omotransfobia non ha più i numeri per passare così com'è. Si apre la strada alla riscrittura del testo. Cirinnà: "Ridicole le proposte renziane, cercano di prepararsi a future alleanze con il centrodestra".

"Penso a questo punto ci sia una maggioranza parlamentare che vuole modificare il ddl Zan". Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista al Senato, canta (quasi) vittoria. I renziani fanno la differenza. Sulla legge contro l'omotransfobia si sono smarcati dai giallorossi. Ieri hanno presentato modifiche al testo che porta il nome del deputato dem e attivista lgbt, Alessandro Zan, come ha sollecitato il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, il leghista Andrea Ostellari nel tavolo politico di confronto. Italia Viva ha riproposto il testo presentato nella passata legislatura da Ivan Scalfarotto, sottosegretario renziano, e che naufragò. Ma ora sono sicuri che sia la strada giusta, in particolare dopo la nota diplomatica di contrarietà del Vaticano che chiede riformulazioni sin dall'articolo uno del ddl Zan. In un botta e risposta social tra il capogruppo di IV, Davide Faraone, e Zan, il nuovo corso renziano è confermato: via il riferimento all'identità di genere; cassato l'articolo 4 sulla libertà d'espressione e religiosa; iniziative contro le discriminazioni nelle scuole sì, ma solo nel rispetto dell'autonomia didattica e quindi della libertà d'insegnamento delle scuole cattoliche paritarie come da Concordato. La "blindatura" della legge contro l'omofobia, così come è stata approvata alla Camera il 4 novembre scorso, non c'è più. Perché quella ventina di voti che facevano la differenza giallorossa (arrivando a circa 158 a favore del ddl Zan a Palazzo Madama), vengono a mancare. La maggioranza si ribalta.

Interviene anche il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico in un post per invitare, nel giorno del Pride a Napoli, a fare in fretta per una legge condivisa, indicando proprio il ddl Zan: "Un contributo contro le discriminazioni può essere fornito dalla legge già approvata a Montecitorio e ora al Senato...". I leghisti sono soddisfatti di questo pre-partita: l'esame del ddl infatti non è ancora iniziato e comunque il centrosinistra (renziani inclusi) ha promesso di portarlo in aula il 13 luglio. Matteo Salvini si spinge a dichiarare: "Sì, spero che la legge contro l'omofobia sia in dirittura d'arrivo.

La gente ci chiede soluzioni ai problemi del lavoro, non polemiche. Quindi colpire di discrimina o aggredisce qualcuno solo per scelta d'amore è un dovere. Mandare l'ideologia gender sui banchi di scuola e inventarsi reati di opinione, censure e bavagli, invece, non fa parte delle mie priorità". Contrattacco del M5S e del Pd. "Le proposte di modifica di Italia Viva sono veri cavalli di Troia", è la reazione indignata della pentastellata Alessandra Maiorino. Franco Mirabelli afferma che non c'è un'altra strada se non il ddl Zan, se davvero si vuole portare a casa la legge. Laura Boldrini rincara: "IV sta proponendo lo svuotamento del ddl Zan". Monica Cirinnà, responsabile diritti dem, si dice indignata: "Ridicole le proposte renziane, cercano di prepararsi a future alleanze con il centrodestra".

Alessandro Zan chiede a Faraone come può pensare a un accordo con la Lega che sta con Orban e il suo manifesto di valori. Scrive Zan sui social: "Caro Davide, abbiamo approvato insieme le unioni civili e abbiamo approvato insieme il ddl Zan alla Camera come sintesi condivisa di diverse proposte compresa quella di Scalfarotto. Rifare tutto significherebbe affossare la legge". Replica Faraone: "Con la fiducia alla Camera la mettiamo in sicurezza, senza certezze sui numeri in aula al Senato e con i voti segreti l'affossiamo. Io voglio una legge contro le discriminazioni omotransfobiche, non mi accontento di essermi battuto. Su temi così sensibili e con il M5S balcanizzato impossibile avere certezze". Aggiunge che non c'è nulla di nuovo, casomai Zan può accusare i renziani di plagio perché hanno ripreso un pezzo della proposta Scalfarotto, che lo stesso deputato dem aveva sottoscritto.

L'altra idea di Faraone è appunto di mettere la fiducia alla Camera. Significa chiamare il governo Draghi a scendere in prima linea. Lo farebbe? Il dem Mirabelli ricorda che siamo in un'altra stagione politica rispetto a quando il governo Renzi mise la fiducia sulle unioni civili: è improbabile. Simone Pillon, ultrà leghista, senatore, apre alle proposte renziane ("Sono migliorative anche se non sono perfette"), però avverte: "Non credo opportuno che il governo si occupi di un tema tanto divisivo, e che oltretutto non è nel programma". Fa pressing la forzista Licia Ronzulli, che ha sottoscritto con Salvini, un ddl anti Zan: "L'incomprensibile intransigenza della sinistra ad approvare una norma condivisa contro l'omofobia rischia non solo di affossare il ddl Zan, ma di bloccare qualsiasi legge contro le discriminazioni".

Martedì il tavolo del confronto di Ostellari farà il punto, mentre in aula dovrebbe esserci la decisione sul calendario di esame del ddl Zan. Solo allora si entra nel vivo della partita. Elio Vito, forzista liberal e pro Zan avverte: "Non è possibile mediare sui diritti, il ddl Zan diventi subito legge".