sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Liana Milella


La Repubblica, 9 maggio 2021

 

Dalla responsabilità civile, alla custodia cautelare, dalla separazione delle carriere all'uso del Trojan, dalla legge Severino alla responsabilità professionale dei giudici, per finire al Csm e al suo ruolo costituzionale. Una "bomba" pronta a esplodere sotto i piedi della Guardasigilli Marta Cartabia proprio mentre la ministra, con passi felpati e comportamento istituzionale, cerca di condurre in porto le riforme della giustizia.

Una "bomba" che è già piena di contenuto. Perché sono una decina i referendum sulla giustizia su cui sta alacremente lavorando il radicale Maurizio Turco che, da marzo, è in strettissimo contatto con Matteo Salvini. Il quale, a parole, giura di non voler terremotare il lavoro di Cartabia, né tantomeno arrivare a uno scontro, ma di fatto rende plateale, proprio attraverso i suoi referendum, i suoi drastici obiettivi sulla giustizia. Che vanno ben oltre il programma di via Arenula e richiederebbero, tra l'altro, significative modifiche costituzionali.

Titoli, quelli dei futuri referendum, che al pari della commissione d'inchiesta sulla magistratura, sono destinati ad arroventare i rapporti tra la politica e le toghe. Basta scorrerli: ecco i quesiti sulla responsabilità civile dei giudici, sui margini effettivi della custodia cautelare, sulla separazione delle carriere. Ma anche sull'uso della microspia Trojan, e perfino sulla legge Severino che disciplina la decadenza di parlamentari, uomini di governo e amministratori locali se condannati. Infine un referendum anche sul Csm.

Il segretario dei Radicali, Turco, non si tira indietro dal raccontare come si sia messo d'accordo con Salvini. Una storia semplice, per come la riassume: "È dal 2019, dal nostro congresso di Napoli, che vogliamo rilanciare il referendum sulla responsabilità civile dei giudici il cui esito, rispetto ai risultati del 1986, è stato tradito dal Parlamento. Ne abbiamo riparlato a marzo, all'assemblea degli iscritti del partito". Di cui Repubblica diede notizia, il 21 marzo.

Proprio da lì nasce l'idea del contatto con Salvini. Che, per come la racconta Turco, c'è stato "prima che cadesse governo Conte". Quindi quando il Guardasigilli era Alfonso Bonafede. E soprattutto Salvini era all'opposizione.

Il racconto di Turco è dettagliato: "Ho recuperato il cellulare di Salvini e gli ho mandato un sms. Mi ha risposto subito. E mi ha detto che il giorno dopo era libero e potevano vederci. Siamo andati da lui, io e Irene Testa, la nostra tesoriera. Ci ha trattato da pari a pari, come se il suo non fosse un partito che conta il 22% dei voti. Gli abbiamo illustrato la nostra idea dei referendum. E lui ha detto subito che era d'accordo. Ci ha dato delle garanzie, e io mi devo fidare della parola di Salvini e del fatto che, a voto avvenuto, difenderà l'esito del referendum".

Nessun dubbio allora? Maurizio Turco è netto nella risposta: "In un rapporto di fiducia sulla parola data io non credo proprio che Salvini possa tradire. Del resto, finora, si è comportato correttamente. La nostra è stata un'iniziativa paritaria".

E quindi, Turco, che succede adesso? "Semplice, tra 15-20 giorni al massimo, andremo in Cassazione per depositare i quesiti. Saranno otto o al massimo dieci. Stiamo decidendo quali saranno i cinque sui quali raccogliere le firme". Turco elenca dettagliatamente i referendum a cui lui e i suoi stanno lavorando. E poi, quasi di striscio, chiarisce che con Salvini non solo non si è parlato di accordi di governo o di sottogoverno, ma anche che i contatti con lui risalgono agli ultimi scampoli del governo Conte, quando ancora non c'era la crisi, né tantomeno già concretamente in vista il governo Draghi.

Ma adesso, invece, non solo le toghe sono in allarme, ma anche all'interno del governo si avvertono scricchiolii, e basta vedere, all'uscita di Salvini sui referendum (Porta a porta di giovedì sera), la prima reazione a caldo della responsabile Giustizia del Pd Anna Rossomando, poi quella del vice capogruppo del Pd al Senato Franco Mirabelli, ma anche la collera di M5S che trapela dalle parole del presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni. Né basta, a spegnere l'incendio, le uniche due parole pronunciate dalla ministra Cartabia che alla notizia dei referendum che hanno per protagonista Salvini chiosa con i suoi "legittime iniziative".

Turco su questo è netto: "Salvini non vuole mettere in difficoltà il governo, in lui non c'è nessun retro pensiero su questo, ma è pronto a raccogliere con noi le 500mila firme necessarie per andare al voto nella prossima primavera". Turco nega, quindi, che i referendum siano "un'arma di ricatto dentro il governo", ma come hanno spiegato a Repubblica fonti della Lega, Salvini vuole tenersi libero rispetto a riforme, quelle che saranno proposte da Cartabia e anche approvate, che non affrontano in maniera radicale i punti dolenti della giustizia. Quelli, appunto, su cui lui vuole sentire l'opinione degli italiani e, forte di un voto favorevole, passare a riforme che saranno anche di tipo costituzionale.

A che punto è, a oggi, il lavoro tra Radicali e Lega? E chi sono gli interlocutori del Carroccio? Turco spiega che il principale protagonista è proprio lui, Salvini. Ma fa anche i nomi anche di Giulia Bongiorno, la responsabile giustizia, e di Andrea Ostellari, il presidente della commissione Giustizia del Senato. Aggiunge che "i testi dei referendum non sono ancora pronti, ma una prima scrittura di massima è stata fatta, e adesso si sta lavorando a quella tecnica, con gli esperti nostri e quelli della Lega sulla formulazione più corretta dei quesiti".

E la Cartabia, in tutto questo? Turco è stato da lei, sempre con Irene Testa, giusto tre giorni fa. E le ha parlato anche dei referendum. "Le abbiamo detto che il Partito radicale vuole arrivare dove il Parlamento non può intervenire. Per noi lei è un tipo anglosassone. È una spanna sopra il livello superiore di chi si occupa di giustizia".

Non è dato sapere quale sia stata la reazione di Cartabia di fronte alla notizia dei referendum promossi anche da Salvini. Certo è che Turco la mette così: "Buttare giù il governo non esiste, è fuori dalle sue intenzioni. Posso testimoniare che in privato - presenti io, Irene e Giuseppe Rossodivita - Salvini non ha mai detto che vuole far cadere il governo Draghi. Ma si rende conto che questa partita può giocarla soltanto con noi. E per noi lui è l'unico che poteva capire l'importanza di questa partita sulla giustizia".