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di Giuliana Ubbiali


Corriere della Sera, 8 maggio 2021

 

L'avvocato: "Era sconvolto dall'udienza". Era la prima udienza con i testimoni, martedì scorso. Per la maggior parte del tempo Maurizio Quattrocchi aveva tenuto gli occhi abbassati, nella gabbia a vetri dei detenuti, in Corte d'Assise. Imputato dell'omicidio della moglie Zinaida Solonari, 36 anni, avrebbe parlato martedì prossimo. Avrebbe, perché nella notte tra giovedì e ieri si è tolto la vita in carcere. Almeno così risulta allo stato delle indagini.

Il suo avvocato Gianfranco Ceci ne è convinto, per tutte le volte che si erano parlati prima di martedì: "L'udienza l'ha sconvolto, non ha retto, anche perché alcuni aspetti secondo lui non erano veri, come il fatto che fosse già stato un marito violento". Gli ultimi respiri della moglie, colpita con 18 coltellate, la notte del 6 ottobre 2019, fuori dalla casa della sorella, a Cologno al Serio; altre aggressioni precedenti, la relazione con un altro uomo: gli atti raccontavano già tutto questo e Quattrocchi lo sapeva.

Martedì l'ha sentito dalla sorella di Zinaida, Oxana, da suo marito Lucio Carlo Di Dio, che è anche nipote di Quattrocchi, dal fratello di lui. Dall'uomo che frequentava la moglie dall'estate 2019, l'imputato ha anche sentito parlare di "10 anni d'inferno". Così, ha raccontato il testimone, Zinaida gli aveva riassunto il matrimonio: "Quello mi ammazza, non mi dà il divorzio", si era sfogata. "Era segnata, psicologicamente sempre, e circa 10 giorni prima le avevo visto anche segni sul collo", ha aggiunto l'uomo.

Martedì prossimo Quattrocchi non avrebbe potuto negare l'innegabile, cioè di aver ucciso la moglie. "Ma era un uomo pentito - se ne fa portavoce il suo avvocato -. Fino a luglio 2019, quando intuì che lei aveva una relazione con un altro uomo, era un marito che aveva vissuto e lavorato in cantiere per la moglie. Dopo il dubbio sulla relazione aveva iniziato a diventare pressante".

Dai racconti affidati all'avvocato, che al sabato andava a trovarlo, Quattrocchi era anche un omicida "che aveva rimosso quello che aveva fatto, e in aula ha rivissuto quei minuti. Inoltre, era rimasto colpito dalla richiesta di testimonianza della figlia più grande (18 anni, ma il presidente Giovanni Petillo non l'ha ammessa, ndr). Era un padre amorevole, mi chiedeva sempre: "Ma le mie figlie testimoniano?"". Aveva adottato la grande, avuta da Zinaida da una precedente relazione. Insieme, ne avevano altre due, di 10 e 14 anni.

Per i familiari - non si conoscono i dettagli sui destinatari- ha lasciato diversi bigliettini. Non era solo, condivideva la cella con un altro detenuto che non si sarebbe accorto del gesto di Quattrocchi, impiccato in bagno. In un giro serale della polizia penitenziaria, l'imputato era stato visto ancora sveglio. Il pm Emma Vittorio ha effettuato un sopralluogo in carcere, per raccogliere le testimonianze: allo stato non c'è una spiegazione alternativa al suicidio, comunque è stata disposta l'autopsia

Si tratta di un fatto che ha sconvolto più parti. "Il mio pensiero, da tutto il giorno, va alle figlie", è scosso l'avvocato Cinzia Sansolini, tutrice delle due minorenni. Insieme Vitalia, 18 anni a marzo, sono parti civili con l'avvocato Luigi Villa:"Per loro è un'altra terribile perdita, un papà per quanto colpevole è sempre un papà. È una tragedia nella tragedia".

Don Giambattista Mazzucchetti, cappellano del carcere con don Luciano Tengattini, l'ha saputo ieri mattina. Ed è rimasto colpito: "Lo avevo incontrato già nella confessione, frequentava la chiesa, e veniva a colloquio con me o con don Luciano. L'avrò visto un mese fa. Svolgeva quei piccoli lavoro che i detenuti svolgono a rotazione, si era già confrontato anche con gli educatori".

Non aveva dato segnali preoccupanti: "Era anche sereno, per quello che possa esserlo un detenuto, non aveva avuto comportamenti autodistruttivi. Non so se al processo possa aver sentito qualcosa che lo abbia ferito e ributtato nella disperazione, quello che è successo in udienza non lo so. So che anche le guardie stamattina (ieri, ndr) ne parlavano, dispiaciute, ne avevano un'immagine collaborativa". Con la morte dell'imputato, il processo termina qui. Per martedì, il difensore aveva citato 10 testimoni, con l'intento di raccontare una vita di dedizione alla famiglia. Prima di uccidere.