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di Angelo Agrippa

 

Corriere del Mezzogiorno, 12 giugno 2020

 

Il blitz del leader della Lega: "È un giorno di lutto per l'Italia, qui premiano i delinquenti e accusano chi ripristina l'ordine". Lo aspettano contenendo a stento la rabbia, si sentono mortificati dalle modalità con le quali i carabinieri in mattinata li hanno attesi all'ingresso del carcere di Santa Maria Capua Vetere - dinanzi ai parenti dei detenuti in coda per i colloqui - prima di prestare servizio, per identificarli uno ad uno, notificare loro gli avvisi di garanzia e sequestrargli i cellulari. Matteo Salvini viene accolto da una folla acclamante di baschi azzurri come se fosse atterrato l'angelo giustiziere: "Ho lasciato i miei impegni d'ufficio - riferisce appena apre lo sportello dell'auto - e la registrazione di Porta a Porta per venire qui e portare la mia solidarietà agli agenti penitenziari. Oggi è una giornata di lutto per l'Italia". Dentro la struttura - raccontano i sindacati - due magistrati continuano ad interrogare gli ufficiali della polizia penitenziaria per fare chiarezza sui presunti pestaggi del 6 aprile scorso.

Gli agenti circondano Salvini. Gli chiedono di passare alle dipendenze del ministero dell'Interno ed invocano a gran voce le dimissioni del Guardasigilli Alfonso Bonafede. "Non hanno pagato nulla i delinquenti che hanno distrutto le carceri e ferito i poliziotti. A pagare per tortura dovrebbero essere i poliziotti che hanno riportato in cella i delinquenti? È una follia - commenta indignato il leader della Lega -. Se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste che vengano perquisiti gli agenti davanti ai parenti dei detenuti. Non vedo l'ora che nelle carceri tornino a valere il diritto, la legge, l'ordine, la disciplina, dove i buoni sono quelli in divisa, mentre gli altri devono solo obbedire". È un'onda urlante di decine di agenti ad accompagnare l'ex ministro.

Con Salvini, poi, anche il consigliere regionale Gianpiero Zinzi e l'ex rettore dell'Università di Salerno Aurelio Tommasetti con il leader dei giovani leghisti Nicholas Esposito. L'ex ministro sa quale spartito tirar fuori in queste circostanze e dice ciò che gli agenti vogliono sentirsi dire: "È una schifezza senza precedenti il metodo usato per notificare gli avvisi di garanzia - accusa -. Se ci sono state rivolte con coltelli e olio bollente, difficilmente le plachi con le margherite. Vorrei vedere il garante dei detenuti con cento delinquenti che fanno casino come si difende. Qualche agente mi ha pure riferito che risulta indagato pur non essendo stato presente il 5 o il 6 aprile sul posto di lavoro. Come ha fatto a torturare qualcuno a distanza?

Chi sbaglia deve pagare, ma costringere 50 persone domani a venire sul posto di lavoro ed essere derisi, aggrediti e sbeffeggiati da spacciatori e camorristi è demenziale. Anzi, prima arrivano pistole elettriche e videosorveglianza e meglio è". A contestare l'ex ministro dell'Interno, sia i 5 stelle, che hanno definito "un atto di sciacallaggio" la sua visita, sia il sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, secondo il quale il leader leghista avrebbe dovuto risparmiarsi "la sceneggiata" nel penitenziario casertano: "L'incursione di Salvini è politicamente immorale e incita all'antagonismo tra forze di polizia".

A distanza interviene la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "In una nazione normale lo Stato, all'indomani delle rivolte nelle carceri, organizzate dalla criminalità organizzata, avrebbe agito tempestivamente e punito in maniera esemplare i responsabili. In Italia invece arrivano incredibilmente e vergognosamente gli avvisi di garanzia alla Polizia penitenziaria. E cosa grave, il compito di notificarli viene affidato ad un altro corpo dello Stato, i Carabinieri".

Rincara la dose il deputato di FdI Edmondo Cirielli: "Grazie a Bonafede, i delinquenti organizzano le rivolte nelle prigioni e i poliziotti penitenziari vengono indagati. Totale solidarietà agli agenti". Il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, attende le risultanze delle indagini: "Intendo mantenere il più stretto riserbo sull'inchiesta - precisa.

Abbiamo lavorato con massima scrupolosità e nel rispetto della nostra funzione di tutela e garanzia, segnalando alla magistratura episodi e denunce su cui è necessario, a garanzia di tutti, che si faccia chiarezza. Ciò nell'ambito del ruolo istituzionale che ricopro che mi impone di svolgere con terzietà e imparzialità la mia funzione di garante delle persone ristrette".

Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria fa sapere che ha seguito e segue "con grande attenzione quanto accaduto. I fatti vanno considerati col massimo rispetto verso l'operato della magistratura cui competono compiti e funzioni di accertamento dei reati". Mentre si assicura che si farà "massima chiarezza in tempi brevi" e che si "intende rivolgere un rispettoso riconoscimento al corpo della Polizia penitenziaria e a ogni singolo operatore che in esso e per esso svolge quotidianamente, con convinzione, dedizione e sacrificio, un compito non facile e al servizio del Paese".