Ansa, 22 ottobre 2010
I penitenziari italiani sono in grandissima parte fuori legge per via degli aspetti socio sanitari, con un rapporto tra detenuti e posti letto che vede l’Italia in Europa seconda solo alla Bulgaria.
Ad un anno dall’approvazione del Piano carceri del Governo e dalla previsione del ministro Alfano di edificare 18 nuove carceri pressoché nulla è cambiato, e anzi molti istituti di pena sono sempre più simili ad una Cayenna. Il governo prenda coscienza della situazione gravissima e riconosca che l’unica exit strategy è il ricorso ampio alle pene alternative. Lo dichiara il senatore del Pd Francesco Ferrante, a conclusione della presentazione del rapporto sulle carceri italiane dell’associazione Antigone.
Le misure alternative funzionano: un detenuto che sconta l’intera pena in carcere diventa recidivo nel 68% dei casi, un detenuto che fruisce di misura alternativa diventa recidivo nel 28% dei casi. Sarebbe poi interessante sapere che fine ha fatto il progetto del braccialetto elettronico, mezzo utilizzato nel resto d’Europa che, peraltro, costa allo Stato italiano ben 110 milioni di euro per dieci anni di contratto con la Telecom. Braccialetti di cui, secondo il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, risulterebbero essercene circa 400 inutilizzati presso il Ministero dell’Interno, conclude Ferrante.