sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Cristina Borgogno


La Stampa, 12 gennaio 2021

 

A 5 anni dall'epidemia di legionella il carcere di Alba aspetta ancora il risanamento. I lavori da 4,5 milioni dovevano iniziare nel 2020, ma è stato pubblicato solo il bando. Malgrado un'unica parte aperta l'istituto è il più sovraffollato in regione. Cinque anni dopo lo sgombero per legionella, procede a passo di lumaca l'iter per restituire ad Alba il carcere "Giuseppe Montalto". Se la scorsa estate, in uno slancio di ottimismo, il Governo aveva promesso la pubblicazione del bando e l'aggiudicazione dei lavori a settembre con apertura del cantiere entro il 2020, oggi forse il cronoprogramma andrebbe di nuovo e per l'ennesima volta aggiornato.

Bandita effettivamente la gara (le offerte scadevano il 20 settembre), al momento risultano nove le imprese ammesse da tutta Italia (di cui nessuna piemontese), tutte candidate ad aggiudicarsi l'intervento di ristrutturazione per un importo complessivo di 4 milioni e 586 mila euro. Nel frattempo, l'istituto di località Toppino conferma il suo triste primato di carcere più affollato della regione, con 48 detenuti in spazi (quelli della sezione ex collaboratori di giustizia) che ne dovrebbero ospitare al massimo 33, e dunque un tasso di affollamento del 145,5% registrato il 30 dicembre.

"È di assoluta priorità che i lavori partano entro metà 2021, ma non si hanno notizie" dice il garante comunale dei detenuti, Alessandro Prandi, che ha riportato dati e dettagli della situazione albese nel dossier sulle criticità del sistema penitenziario piemontese promosso dal garante regionale Bruno Mellano e il coordinamento garanti del Piemonte. "Analizzando il progetto esecutivo allegato al bando e mettendo in fila le varie scadenze - spiega Prandi - è presumibile che a far data dal conferimento dell'incarico ci vorranno, nella più ottimistica delle ipotesi, non meno di due anni per avere il carcere nella sua piena operatività". Senza contare che la perizia fatta poco dopo la chiusura non tiene conto di cinque anni di quasi totale abbandono della struttura, umidità, sbalzi termici e mancati interventi di manutenzione, con impianti particolarmente degradati e fatiscenti. Queste le condizioni che l'amministrazione comunale aveva riscontrato durante il sopralluogo fatto prima del lockdown di marzo.

Al problema del sovraffollamento si è aggiunta la pandemia. Prandi ha inoltrato alcune proposte per l'ottimizzazione di altri spazi interni all'istituto. "Le prescrizioni del Prap per il contenimento del virus hanno indotto la direzione del carcere albese a sospendere i permessi che consentono ai beneficiari di prestare un lavoro o usufruire di "tempo libero" all'esterno con rientro al termine della giornata. Un diritto violato da parte dell'amministrazione penitenziaria, che riguarda due persone, rendendo vano ogni tentativo di attivare percorsi di pena alternativi".